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CARCERI: SDR, DETENUTO AFFETTO DA ATASSO-ABASIA IN SAI CAGLIARI

8 agosto 2022 Nessun Commento

“Non è umanamente accettabile che un detenuto affetto da atasso-abasia possa restare in carcere, anche se ricoverato nel SAI. Le sue condizioni, dovuti alla malattia degenerativa che lo costringe alla sedia a rotelle, appaiono incompatibili con la presenza in un carcere. Non si tratta di dargli la libertà ma sarebbe opportuno un ricovero in una struttura sanitaria possibilmente nelle vicinanze della sua famiglia”. Lo sostiene Maria Graza Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” con riferimento a A.A., 60 anni, originario della provincia di Latina, ricoverato nel SAI (ex Centro Clinico) della Casa Circondariale di Cagliari dal 12 febbraio 2021, proveniente dal carcere di Regina Coeli.

“Si tratta di una persona – sottolinea Caligaris – costretta su una sedia a rotelle e incapace, a causa degli spasmi e dai movimenti incontrollati delle braccia e della testa, di portarsi alla bocca il cibo con le posate. La nutrizione avviene in forma semiliquida con l’impiego di cannucce e l’aiuto di un altro detenuto. L’atassia-abasia è una patologia steno ostruttiva bilaterale che determina un’instabilità statico-dinamica. L’uomo, a cui è stata diagnosticata la malattia nel 2010, non può stare in piedi e nemmeno camminare. Ha un’invalidità civile al 100%. Affetto anche da incontinenza urinaria, è portatore di condom con infezioni recidivanti delle vie urinarie. Per poter effettuare la cura dei denti deve essere sedato e non può fare neppure una visita otorino benché abbia problemi”.

“Un quadro così complesso sotto il profilo sanitario – osserva l’esponente di SDR – non può lasciare indifferenti. L’uomo infatti ha bisogno di costanti cure e nonostante la professionalità dei Sanitari e degli Agenti della Polizia Penitenziaria, che sono costantemente impegnati, per poter effettuare visite di controllo o interventi ospedalieri deve essere trasferito con l’ambulanza. Non si comprende inoltre come sia possibile per questa persona partecipare attivamente alle iniziative di recupero sociale laddove è così fortemente condizionato dai tremori”.

“Scontare una pena detentiva in un carcere, peraltro lontano dai familiari con i quali effettua esclusivamente colloqui telefonici, non sembra rispondere pienamente all’umanizzazione che dovrebbe sempre essere salvaguardata. Il SAI offre un’assistenza qualificata ma non può sostituirsi a una Residenza Sanitaria. Una valutazione aggiornata delle attuali condizioni di A.A. potrebbe essere utile per consentire a questa persona – conclude Caligaris – di avvicinarsi ai familiari e scontare pienamente la pena, peraltro non ancora definitiva, in un ambiente adeguato”.

Cagliari, 23 maggio 2022

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