CARCERI: SDR, ERGASTOLANO BARESE A ORISTANO-MASSAMA NON VEDE FAMILIARI DA 4 ANNI. ANCORA TROPPO SPESSO DISATTESA TERRITORIALITA’ PENA
“Un detenuto barese di 51 anni, ristretto da circa 20, ergastolano, attualmente detenuto nel carcere di Oristano-Massama, non vede i familiari dall’ottobre del 2012. Nonostante le diverse istanze di trasferimento, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria gli nega l’opportunità di incontrare i parenti, impossibilitati ad affrontare il viaggio in Sardegna anche con un temporaneo avvicinamento per effettuare qualche colloquio. Un caso emblematico di mancato rispetto del principio della territorialità della pena e del recupero sociale che fa riflettere”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” che ha ricevuto un’accorata lettera dell’uomo, Nicola Solazzo.
“Non sto chiedendo la libertà – ha scritto, dopo aver illustrato le difficili condizioni dei parenti più prossimi e la prolungata assenza di colloqui – ma solo di vedere la mia famiglia perché questa non è detenzione ma una vera tortura per me e per i miei familiari”.
“Nel nostro Paese, l’opportunità per un detenuto di scontare il suo debito il più possibile vicino al proprio ambiente di origine è stato sancito per contemperare due aspetti inscindibili: quello giuridico, legato alla Carta costituzionale, e quello sociale, rispettoso dell’equità e appartenenza. La Costituzione – sottolinea Caligaris – stabilisce infatti che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione. Le norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle pene indicano infatti come finalità delle misure privative della libertà la loro funzione rieducativa per il reinserimento sociale di chi ha sbagliato. Ciò vale anche per gli ergastolani”.
“Nel caso specifico si tratta di trovare il modo di mettere la famiglia nelle condizioni di raggiungere il proprio parente considerando che per raggiungere la Sardegna non basta un treno ma occorre affrontare un viaggio lungo e costoso. La legge sull’ordinamento penitenziario del resto stabilisce che i trasferimenti dei detenuti devono essere disposti favorendo “il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza delle famiglie”, anche perché specialmente i figli non sono in alcun modo responsabili di eventuali reati commessi dai loro genitori. L’auspicio è che, proprio in questi giorni in cui si celebrano gli Stati Generali dell’Esecuzione Penale, si rifletta ma anche si attui – conclude la presidente di SDR – un principio e un dispositivo di pregnante valore umanitario”.
Cagliari, 18 aprile 2016
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