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CARCERI: ERGASTOLANO ANNINO MELE TORNA IN LIBRERIA CON “QUANDO SI VUOLE”

14 aprile 2016 Nessun Commento

S’intitola “Quando si vuole” il nuovo lavoro, fresco di stampa, di Annino Mele, l’ergastolano scrittore di Mamoiada, attualmente rinchiuso nel carcere di Opera. Dopo circa tre anni trascorsi in Sardegna, tra Cagliari-Buoncammino, Tempio Nuchis e infine Uta, Mele ha chiesto e ottenuto un trasferimento a Milano per poter mantenere un rapporto più costante con il figlio. Si tratta del settimo libro nella produzione letteraria dell’autore. Una pubblicazione delle edizioni “Sensibili alle foglie” che ha visto la collaborazione del detenuto con la giovane antropologa Giulia Spada con la quale ha condiviso riflessioni e scrittura. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che ha effettuato con i volontari costanti colloqui in carcere con l’ergastolano.

“Questo libro, scritto a quattro mani, mescola – si legge nella quarta di copertina – ricordi ed esperienze personali degli autori con elementi analitici del contesto ambientale della Sardegna e della situazione carceraria attuale. Il testo è diviso in due parti. La prima concerne la tematica ambientale, la seconda il carcere. Entrambi sardi, sulle problematiche specifiche della loro terra – in particolare la salvaguardia del patrimonio boschivo e la tradizione di allevamento di suini allo stato brado – gli autori propongono anche indirizzi di orientamento, corredati da progetti dettagliati. Riguardo al carcere, essi presentano la situazione delle nuove strutture costruite in Sardegna sia dal punto di vista delle loro speculari esperienze dirette – l’uno dentro e l’altra in visita – sia le inchieste giornalistiche prodotte dall’Associazione Socialismo Diritti Riforme. Attingendo alla loro fantasia, immaginano una riqualificazione del Buoncammino di Cagliari e, rifacendosi alla loro esperienza personale, ci portano dentro alle dinamiche istituzionali attuali delle moderne prigioni. E infine ci chiedono di mettere un poco della nostra volontà per portare cambiamenti che restituiscano dignità alla terra e agli esseri umani che la abitano”.

“Annino Mele – sottolinea nella prefazione la giornalista Flavia Corda che ha seguito la vicenda Mele, giovanissima cronista nuorese, dal suo arresto nel 1987 – é sicuramente un detenuto diverso dagli altri e questo gli costerà caro. Lo é perché vuole esserlo. É al corrente dei suoi diritti anche di detenuto e pretende che siano rispettati, non solo per se ma anche per i suoi compagni di ventura. É un ergastolano ma non si sente sconfitto. É prigioniero ma dice “mi sento libero” e liberamente esprime i suoi pensieri. Un detenuto ingombrante insomma. Lui ne é consapevole e seppure dietro le sbarre non rinuncia a lottare perché la detenzione sia davvero un percorso di riabilitazione, come previsto dai diritti costituzionali, e non di abbrutimento  o peggio di lenta inesorabile estinzione. Progettare una esistenza quando sai di non avere possibilità di uscire – aggiunge – non é cosa facile. Ma sembra che per lui nulla sia alla fine impossibile, e forse un domani davvero quelle sbarre si apriranno. Questo libro vuole fare riflettere sul senso dell’ergastolo, sulle incertezze dei regolamenti per i quali “quando si vuole” certe cose sono possibili e altre no. In  generale sulla utilità di un sistema carcerario che ancora, troppo spesso, viene inteso come un mondo a parte. Qualcosa che non ci riguarda. Ma attenzione: perché in carcere può finire chiunque di noi, come le cronache stanno a ben dimostrare. Per un nostro errore o per uno sbaglio di altri. Allo stesso modo in cui  può capitare di finire all’ospedale. Solo allora, toccando con mano, si comprende. Facciamo tutti un piccolo sforzo per capire”.

Il testo si avvale della postfazione di Giulio Petrilli, responsabile del “Comitato contro l’ingiusta detenzione” avendo sofferto 6 anni in regime di carcere speciale per poi essere assolto.

Cagliari, 12 aprile 2016

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