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CARCERI: PER PROCURATORE GENERALE SAIEVA, DETENUTI MAFIOSI NON MUTANO TESSUTO SOCIALE SARDEGNA

22 marzo 2016 Nessun Commento

“Il tessuto sociale della Sardegna non favorisce la radicazione e diffusione delle mafie. Il carattere individualistico dei sardi li rende in qualche modo resistenti al sistema di assoggettamento tipico dell’organizzazione criminale mafiosa. Non è sufficiente che ci siano detenuti per reati di mafia per creare il serio pericolo di infiltrazioni mafiose”. Lo ha detto il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Cagliari dott. Roberto Saieva rispondendo a una domanda della presidente di “Socialismo Diritti Riforme” Maria Grazia Caligaris relativamente alle diffuse preoccupazioni derivanti dalla presenza nelle strutture detentive isolane di ristretti per reati di mafia, camorra e ndrangheta. Se ne è parlato a margine di un corso di aggiornamento su “Gestione detenuti 41bis e Alta Sicurezza”, destinato agli Agenti della Polizia Penitenziaria della Sardegna tenutosi nella Sala Conferenze della Casa Circondariale di Cagliari nella Giornata dedicata alle vittime delle mafie.

L’iniziativa, promossa dal Vice Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria dott. Pierluigi Farci, è stata coordinata dal Direttore dell’Istituto Gianfranco Pala che ha svolto la relazione introduttiva evidenziando le novità intervenute in Sardegna in seguito alla presenza dei detenuti in regime di Alta Sicurezza in tre Istituti Penitenziari e di quelli sottoposti al 41 bis nel carcere di Sassari-Bancali.

“Le mafie – ha precisato il dott. Saieva – si alimentano se riescono a penetrare nel tessuto sociale diffondendo la cultura parassitaria e sostenendosi con l’istituzionalizzazione dell’attività estorsiva con l’intimidazione e l’omertà. Pensare che possa esserci un automatismo tra detenuti in carcere e mafia è una preoccupazione infondata. E’ vero invece che occorre guardare, e lo si sta facendo da tempo, a quanto avviene con reinvestimenti di cospicui fondi, in realtà come quelle del turismo in diverse zone della Sardegna. Si tratta di aree particolarmente esposte anche a interessi economici di investitori dell’est europeo”.

Il dott. Saieva, dopo aver delineato le caratteristiche operative di mafia, ndrangheta e camorra, ha ricordato le modifiche nel codice penale intervenute per combattere i fenomeni delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Nella parte conclusiva ha poi tracciato l’identikit del detenuto legato alle cosche. “Non si può tralasciare di considerare – ha detto – che si tratta in linea di massima di un detenuto ossequioso che rispetta formalmente le norme e si presenta sempre rispettoso nei confronti degli Agenti e delle Istituzioni. Una ragione in più per essere rigorosi nell’applicazione dei Regolamenti”.

Le conclusioni dell’incontro formativo sono state tratte da Silvio Di Gregorio, già ex Vice Provveditore e attualmente responsabile dell’Ufficio Personale del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria,  che ha illustrato gli aspetti tecnici della gestione dei detenuti in AS e in regime di massima sicurezza.

Cagliari, 22 marzo 2016

 

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