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CARCERI: TROPPA BUROCRAZIA BLOCCA ISTANZE IN TRIBUNALE SORVEGLIANZA CAGLIARI

13 dicembre 2015 Nessun Commento

“L’aggravio delle procedure burocratiche sta impedendo ai Magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari di dare risposte rapide alle istanze dei detenuti, peraltro in costante crescita. Solo così si può spiegare l’attesa addirittura di alcuni mesi per conoscere l’esito di una Camera di consiglio o di un permesso premio. In questo modo il sovraffollamento detentivo rischia di crescere a dismisura insieme al disorientamento di chi attende con ansia una risposta”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso che, “soprattutto negli ultimi mesi, l’attesa per ottenere una risposta ha raggiunto in alcuni casi i 90 giorni”.

“Con tre Magistrati, il Tribunale di Sorveglianza di Cagliari – sottolinea Caligaris – deve occuparsi dei detenuti di Cagliari-Uta, Oristano-Massama e Lanusei nonché di Isili e Is Arenas. Ciò significa circa 700/800 cittadini privati della libertà con problematiche personali e familiari significative che richiedono una particolare cura. Spetta infatti al Magistrato di Sorveglianza non solo concedere permessi o ammettere al lavoro esterno o assumere una decisione sulla liberazione anticipata, ma anche approvare il programma di trattamento rieducativo individualizzato che l’amministrazione penitenziaria deve predisporre per ciascun detenuto”.

“La mole di lavoro – evidenzia la presidente di SDR – contrasta con il numero insufficiente di Magistrati che è rimasto invariato praticamente da 15 anni, mentre sono raddoppiati progressivamente i compiti del Tribunale. Basti pensare che le norme per ridurre la presenza di detenuti nelle carceri a vantaggio degli arresti domiciliari o dell’uso del braccialetto elettronico richiedono una tale serie di indagini e verifiche da rendere quasi nullo il beneficio. Inoltre nel frattempo sono state quasi del tutto cancellate le visite negli Istituti Penitenziari nonché i colloqui con i detenuti, nonostante la legge ne stabilisca l’obbligatorietà.

“Resta però il problema più grave quello di risposte meditate ma in tempi definiti. Non si possono accettare scadenze che superino in casi particolari quindici giorni perché altrimenti si corre il rischio di mandare in tilt l’intero sistema soprattutto in presenza di detenuti tossicodipendenti e con problematiche sanitarie oppure quando il cittadino privato della libertà ha dimostrato di partecipare attivamente al programma di riabilitazione. Insomma occorre rafforzare il Tribunale di Sorveglianza – conclude Caligaris – ma anche garantire maggiore efficienza”.

 

Cagliari, 10 dicembre 2015

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