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CARCERI: SPAZI RIDOTTI A ORISTANO-MASSAMA PROTESTANO 30 DETENUTI EX 41BIS

28 dicembre 2015 Nessun Commento

“Il trasferimento da Badu ‘e Carros al carcere di Oristano-Massama di 30 detenuti in AS1 (appena usciti cioè dal regime di massima sicurezza 41bis) ha determinato una minore disponibilità di spazi nelle celle, nella saletta destinata alla socialità e nel cortile per le ore d’aria. Insomma la struttura penitenziaria, peraltro con un numero di ristretti oltre quello regolamentare, non è in grado di garantire ai detenuti, in particolare agli ergastolani, né la cella singola, né sufficienti ampi ambienti fuori dalle stanze detentive e neppure nella zona destinata ai passeggi”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento alla lettera con cui “30 cittadini privati della libertà hanno protestato per le condizioni di vita all’interno della Casa di Reclusione di Massama”.

“La missiva – sottolinea Caligaris – descrive una condizione inaccettabile specialmente in considerazione delle ultime circolari emanate dal Capo del Dipartimento con cui si raccomanda un’azione volta a coniugare gli obiettivi della sicurezza con quelli del trattamento favorendo quindi in particolare una mobilità interna e attività in modo da considerare la cella solo come luogo per il pernottamento. La sezione AS1 di Oristano-Massama, così come appare dalle osservazioni dei detenuti, non è dunque adeguata al dispositivo emanato dal DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria)”.

“La sezione AS1 di Oristano – hanno scritto nella lettera i detenuti che hanno inviato il documento di protesta tra gli altri al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, al Capo del DAP Santi Consolo nonché al Garante dei Detenuti Mauro Palma e a diversi parlamentari – è composta da 20 stanze con due posti letto. Oggi siamo 30 reclusi, altri due sono in arrivo. Se andiamo tutti contemporaneamente nella saletta della socialità (50 mq calpestabili) o nel cortile passeggio a causa dello spazio indisponibile non possiamo muoverci in modo indipendente e agevolmente nelle condizioni normali figuriamoci se si considerano i detenuti che praticano la corsa”.

“E’ evidente che l’espiazione della pena detentiva deve avvenire in condizioni tali da garantire le attività trattamentali e quindi gli spazi idonei alle iniziative culturali e ricreative. Il numero eccessivo di persone private della libertà non consente invece di promuovere costanti e qualificati percorsi riabilitativi negando pertanto lo scopo principale della restrizione. L’auspicio è che il Dipartimento riveda i criteri di assegnazione dei detenuti in Sardegna stabilendo un “numero chiuso” in considerazione degli spazi disponibili. La pena inflitta dai Giudici non contempla ulteriori pesi, oltre a quello significativo di esclusione dalla vita sociale, e la detenzione deve raggiungere la finalità di costruire con chi ha sbagliato una differente scala di valori, condivisa da chi vive nella legalità. La convivenza in spazi ridotti – conclude Caligaris – rende le persone più facilmente preda di comportamenti  e sempre meno disponibili a  ”.

 

Cagliari, 28 dicembre 2015

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