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CARCERI: DAP NEGA A ERGASTOLANO SARDO RITORNO NELL’ISOLA DOPO 11 ANNI. ANCORA UNA VOLTA TERRITORIALITA’ PENA E’ UTOPIA.

19 novembre 2015 Nessun Commento

“Ancora una volta il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nega la territorialità della pena a un detenuto sardo, ergastolano, lontano dall’isola da undici anni. In questo modo l’umanizzazione della carcerazione e la risocializzazione restano un’utopia”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento al caso di Sebastiano Demontis, 60 anni, originario di Buddusò, che nonostante le numerose istanze inoltrate al DAP per ottenere un trasferimento in Sardegna, continua a permanere nel carcere di Prato dopo aver peregrinato in diversi Istituti della Toscana.

“L’ultima istanza che ho presentato a maggio – ha scritto in un’accorta lettera all’associazione – ha avuto esito negativo. A luglio ne ho inoltrato un’altra, ma poiché fino ad ottobre non ho ricevuto risposta, ha presentato un sollecito tuttavia ancora nulla”.

Nell’istanza di sollecito, Sebastiano Demontis chiede di poter essere trasferito a Nuoro, Tempio Pausania o Sassari per un avvicinamento ai familiari che possa consentirgli di fruire di regolari colloqui, attualmente assai sporadici a causa della distanza e per le notevoli spese da sostenere per il viaggio. Nella domanda viene altresì precisato non solo che manca dalla Sardegna da oltre 11 anni, ma che ha mantenuto nel corso della detenzione una costante regolare condotta.

“Sebastiano Demontis, che è ristretto da 20 anni senza avere mai subito un rapporto disciplinare, negli ultimi cinque ha effettuato un solo colloquio con i parenti. Non chiede la libertà ma di poter fruire di un diritto. L’anno scorso ha conseguito la maturità e partecipa attivamente alle iniziative tratta mentali. Risulta quindi incomprensibile – rileva la presidente di SDR – negargli la possibilità di tornare nell’isola e fruire degli incontri con i familiari. Il DAP, anche nel rispetto delle circolari disposte dal Capo del Dipartimento, dovrebbe favorire la regionalizzazione della pena. Sembra invece sempre più deciso – conclude Caligaris – a trasferire nell’isola cittadini privati della libertà di altre regioni, e spesso extracomunitari, negando a chi lo chiede un avvicinamento alla famiglia. Una scelta contraria alla finalità di una pena umana e riabilitativa indicata chiaramente dalla Costituzione, dalla legge sull’Ordinamento Penitenziario e perfino da Protocolli sottoscritti dal Ministero della Giustizia e dalla Regione Sardegna”.

Cagliari, 17 novembre 2015

 

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