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CARCERI: TERRITORIALITA’ PENA PER MARIO TRUDU

4 marzo 2015 Nessun Commento

“La vicenda di un detenuto trasferito dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria da Viterbo dove si trovava da alcuni anni a Oristano-Massama, lo scorso 29 maggio, ricostruita in un’interrogazione del senatore Luigi Manconi al Ministro della Giustizia Andrea Orlando, ripropone la questione irrisolta della territorialità della pena facendo emergere le contraddizioni di un sistema che non rispetta la normativa vigente”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando “la necessità di dare risposte anche a quanti chiedono avendo i familiari nell’isola di poter tornare in Sardegna per scontare la detenzione”.

“Il principio sancito dalla legge per cui il trattamento della persona privata della libertà deve tendere a favorire il rapporto con la famiglia – evidenzia Caligaris – non è mai stato rispettato nel caso di Mario Trudu, in carcere dal 1979. Il DAP infatti ha concesso recentemente al detenuto, dopo circa 3 anni, di poter effettuare alcuni colloqui con i familiari avendolo trasferito temporaneamente a Bad’e Carros. Il tutto è avvenuto peraltro nell’arco di poco più di un mese dopo di che è tornato nella Penisola”.

“Alla sua istanza di trasferimento da Spoleto, il Dipartimento ha inviato Trudu a San Gimignano (Siena) laddove perfino il regolamento di esecuzione della pena, come ricorda il senatore Manconi nell’interrogazione, recita “Nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza delle famiglie”. E’ evidente insomma – ricorda la presidente di SDR – che la limitazione della libertà non può comportare pene aggiuntive peraltro non stabilite dalla sentenza. Occorre quindi che il DAP faccia prevalere nella detenzione l’aspetto umano consentendo a chi lo richiede di poter scontare la pena vicino ai parenti. Lo Stato non può ignorare le condizioni individuali della persona e deve tenere conto degli anni trascorsi, dell’età, della salute e dei risultati del percorso di riabilitazione altrimenti diventa insignificante anche il sistema detentivo”.

“Il rispetto della territorialità della pena – conclude Caligaris – ha una funzione rieducativa e risocializzante che rende più efficace il trattamento e consente a chi ha commesso dei reati di ritornare, benché detenuto, nell’alveo della cittadinanza”.

 

Cagliari, 25 febbraio 2015

 

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