CARCERI: OPPOSIZIONE A 41BIS MA VIGILARE SU PROBLEMI DETENUTI
“E’ opportuna la ferma opposizione al progetto ministeriale di trasferire in Sardegna 184 detenuti in regime di massima sicurezza, ma occorre non dimenticare i numerosi gravi problemi che vivono nell’isola i cittadini privati della libertà anche nelle nuove mega strutture, a partire da quelli sanitari, della formazione e del recupero sociale”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, ricordando che in Sardegna “sono attualmente recluse oltre 1800 persone, 160 in attesa di primo giudizio e 119 con pene non definitive, e permane il sovraffollamento in 4 Istituti”.
“Le condizioni di vita dei ristretti – evidenzia Caligaris – sono oggettivamente migliorate dal punto di vista logistico. Nel complesso le celle sono più confortevoli di quelle di San Sebastiano a Sassari, di Piazza Manno a Oristano, della “Rotonda” di Tempio e di Buoncammino a Cagliari, ma non dimentichiamo che erano situazioni vergognose. Niente però è cambiato relativamente al recupero sociale. I detenuti continuano a trascorrere in cella le loro giornate. La mancanza di attività finalizzate alla formazione e alla rieducazione non può essere trascurata. Gli sforzi della Polizia Penitenziaria o dell’area Trattamentale non sono sufficienti. E’ necessario un programma articolato soprattutto per i detenuti per reati sessuali. Per non parlare della Sanità Penitenziaria che deve essere ancora calibrata alle reali necessità con una riorganizzazione dei servizi attualmente deficitaria”.
“Le nuove strutture penitenziarie – rileva ancora la presidente di SDR – sono state ubicate fuori dal tessuto urbano. Distanze spesso difficili da colmare specialmente per chi raggiunge l’isola da altre regioni. Le difficoltà sono aumentate dalle scarse o quasi inesistenti indicazioni stradali e dai mezzi pubblici non adeguati ai bisogni. I tempi necessari per raggiungere gli Istituti e quelli per poter effettuare i colloqui stanno mettendo a dura prova anche i volontari costretti a moltiplicare i sacrifici per svolgere le attività”.
“Il Ministero e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, così prodighi nell’assegnare alla Sardegna sempre nuovi oneri non sono altrettanto solerti nell’affrontare e risolvere il problema degli organici. Oltre agli Agenti, c’è la questione dei Direttori. Nella nostra isola i responsabili delle principali carceri devono reggere più Istituti e quando qualche collega usufruisce delle ferie a ciascuno in servizio ne spettano non meno di tre. Ciò provoca condizioni assurde. C’è poi ancora irrisolta l’assegnazione del Provveditorato regionale. L’attuale responsabile – conclude Caligaris – è ormai solo reggente, in quanto svolge un incarico a Roma. Il suo Vice è anch’egli impegnato in un’altra sede. Insomma in Sardegna il DAP naviga a vista sperando che non affiori qualche scoglio pericoloso”.
Cagliari, 13 febbraio 2015
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