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CARCERI: REBUS SU DISPONIBILITA’ SPAZIO PER DETENZIONE “DISUMANA” A CAGLIARI

1 novembre 2014 Nessun Commento

“C’è una netta differenza tra la disponibilità di uno spazio d’aria e uno calpestabile. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ritiene che il primo pari a 3,2/3,8 mq pro capite sia sufficiente per garantire una vita dignitosa ai cittadini privati della libertà nelle carceri italiane. L’Unione Europea invece individua 7 mq a testa la superficie calpestabile a disposizione di ciascun ristretto per non incorrere in “disumana detenzione”. Spetterà ora al Tribunale di Sorveglianza di Cagliari stabilire se l’uno e l’altro possano coincidere dal momento che un giovane detenuto ha chiesto il risarcimento di circa mille euro per 118 giorni di vita rinchiuso in una cella della Casa Circondariale di Buoncammino”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, ricordando che “il sovraffollamento particolarmente grave registratosi a Cagliari nel 2013 ha determinato in diversi momenti un disagio notevole”.

“E’ singolare però che l’opposizione dell’amministrazione penitenziaria all’istanza, presentata dall’avv. Roberta Steri, ed esaminata stamattina dalla dott.ssa Daniela Amato e dal PM Emanuele Secci, abbia preso in considerazione – sottolinea Caligaris – soltanto la questione dello spazio. Sicuramente la dignità della persona non passa solo attraverso la disponibilità di un luogo idoneo a contenerlo, ma dalle condizioni oggettive che le limitazioni determinano. Del resto le responsabilità non sono attribuibili alla Direzione dell’Istituto che non poteva gestire in modo alternativo le celle”.

“Il Tribunale – evidenzia la presidente di SDR – si è riservato di approfondire la problematica anche perché le conclusioni relative a questa prima istanza di risarcimento per detenzione “disumana” alla luce delle indicazioni della Corte di Giustizia Europea riguardano le condizioni di vita di diversi ristretti del carcere cagliaritano. Nel caso in questione l’accento ricade infatti non solo sulle dimensioni della cella in cui il ragazzo ha vissuto lo scorso anno per quasi 4 mesi, ma anche sulla qualità del cibo distribuito, sulle condizioni igienico-sanitarie, sulla pulizia dei materassi e sulla possibilità di utilizzare le docce in cui spesso mancava l’acqua calda nonché sulla vetustà della Casa Circondariale”.

“Aldilà dell’entità del risarcimento, ciò che i cittadini di aspettano è che vengano rispettate le norme affinché chi ha perso la libertà non debba necessariamente subire pene aggiuntive né tantomeno trascorrere il tempo dentro una cella guardando il soffitto. Non è quanto prevede la Costituzione, l’ordinamento penitenziario e neppure il buon senso. Occorre quindi restituire alla detenzione il suo significato principale per la società, quello – conclude Caligaris – del recupero umano e culturale di chi ha sbagliato”.

Cagliari, 27 ottobre 2014

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