CARCERE ORISTANO-MASSAMA ALTA SICUREZZA…..ERA GIA’ TUTTO PREVISTO
“La decisione operativa assunta dal Ministero della Giustizia di trasferire i detenuti comuni dal carcere di Massama-Oristano conferma la destinazione a Casa di Reclusione dell’Istituto prevista dalla circolare del 29 gennaio 2013. La stessa, emanata dall’ex Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Tamburino, con la quale è stata sancita la chiusura di Macomer (Nuoro) e Iglesias (Sulcis-Iglesiente)”.
Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, evidenziando che “il Ministero persegue una logica che non tiene in alcun conto le problematiche territoriali e familiari nonché la gestione delle strutture”.
“Il progetto di riordino del circuito della Sardegna, elaborato a suo tempo dopo aver sentito le proposte del Provveditore regionale, è slittato finora – sottolinea Caligaris – a causa dei ritardi nella realizzazione del Villaggio Penitenziario di Uta, la cui conclusione era stata prevista a giugno 2013. La circolare infatti precisa anche i tempi per la sua attuazione condizionandola all’attivazione dei nuovi Istituti di Sassari e Cagliari. Questi ultimi infatti accoglieranno i cittadini privati della libertà in regime di media sicurezza (detenuti comuni) e quelli in regime di massima sicurezza (41bis)”. Sassari anche i sex offender e i protetti. Tempio-Nuchis ospita già gli AS.
“Si può ritenere quindi che sia in fase di completamento il ‘vecchio’ disegno ministeriale. Il trasferimento dei ristretti da Massama conferma indirettamente che è avviata a conclusione la storia infinita di Uta e che il trasloco di uffici, personale, detenuti possa davvero avvenire tra il 27 ottobre e il 15 novembre. L’auspicio è che la nuova interrogazione dell’on. Caterina Pes possa indurre il Ministro Orlando a una riflessione. Appare però sempre più evidente la necessità – conclude la presidente di SDR – che su questioni riguardanti l’intera comunità isolana i rappresentanti sardi in Parlamento debbano operare congiuntamente facendo fronte comune. Altrimenti risulta troppo alto il rischio di perdere le cause”.
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