CARCERE MACOMER: ANCHE SDR A MANIFESTAZIONE CONTRO CHIUSURA
Nuoro: il territorio si ribella “stop al decreto”, il carcere di Macomer non dev’essere chiuso |
di Alessandra Mura
www.sassarinotizie.com, 12 agosto 2014 Bloccato per il momento il decreto di chiusura del Carcere di Macomer. Tutto il Marghine si è mobilitato affinché il Ministero riveda la decisione di chiudere la Casa Circondariale di Macomer. Il territorio, rappresentato dai sindaci, dall’Unione dei Comuni, dalla Provincia di Nuoro, dai Sindacati, si è detto pronto a costruire barricate per scongiurare la decisione governativa che aggraverebbe maggiormente il centro Sardegna. Il sindaco di Macomer ha convocato un consiglio comunale aperto davanti alla sede del Carcere, al quale hanno partecipato non solo i sindaci dei comuni del Marghine, ma tutti i vertici degli enti del territorio insieme a Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione Socialismo Diritti Riforme, che insiste sull’applicazione della legge 67 del 2014 e sull’impiego delle misure alternative alla reclusione. Nei carceri piccoli come quello di Macomer che oggi ospita una quarantina di detenuti, (nonostante ne possa contenere fino a 110, potenziando la struttura con la nuova ala a disposizione), è possibile l’umanizzazione delle procedure di reclusione, avviando un recupero e reinserimento sociale concreto. È stato questo il messaggio che la Caligaris ha voluto lanciare al Ministero, sostenendo che i dati in loro possesso non rispecchiano le reali condizioni del territorio. Il sindaco di Borore Salvatore Ghisu, presidente dell’Unione dei Comuni, ha sostenuto la battaglia fin dall’inizio dialogando con il Ministero affinché riveda il provvedimento. Il Ministero della Giustizia ha firmato a fine maggio il decreto che dovrebbe sancire la chiusura della struttura di Bonu Trau, mettendo in pericolo la permanenza nel territorio di Macomer di 90 posti di lavoro tra agenti di sicurezza e personale civile della casa circondariale. Questo significa, a prescindere dalla ricaduta negativa sul territorio del Marghine che negli ultimi 10 anni ha perso le sue più fiorenti aziende, è crollata economicamente ed è sottoposta ad un processo di desertificazione irreversibile, che i carceri di Bancali a Sassari e di San Sebastiano a Cagliari, sarebbero costretti a sobbarcarsi i problemi che deriverebbero dal sovraffollamento e dalla difficoltà di garantire condizioni di sicurezza idonee. Anche il sindacato, Pinna per la Cgil, e Fele per la Cisl, hanno sostenuto la barricata umana messa in atto dal sindaco di Macomer Antonio Succu, che ha promesso una dura lotta in difesa del territorio. Non dimentichiamo che il lavoro svolto dai parlamentari sardi, ha garantito un dialogo serrato con il Ministero, che viene aggiornato costantemente sulla reale condizione delle strutture e del lavoro da programmare affinché funzionino correttamente. Si parla anche della possibilità di una riconversione della struttura qualora il Ministero non ascolti i reclami accorati del territorio, e anche su questo fronte i sindaci hanno già offerto una serie di proposte valide sulle quali poter concentrare energie e risorse. |
Ansa, 12 agosto 2014
Tutto il Marghine scende in campo contro la chiusura del carcere di Macomer: stamattina i sindaci di dieci paesi, da Sindia a Bolotana, hanno convocato i loro consigli comunali in piazza a Bonu Trau, proprio di fronte al carcere, raggiunto nei mesi scorsi da un decreto ministeriale di chiusura. Presenti anche i sindacati del territorio e le rappresentanze del comune e della Provincia di Nuoro. Alla manifestazione c’era anche Maria Grazia Calligaris presidente dell’associazione “Socialismo diritti e riforme” che si batte per i diritti dei detenuti.
“Il carcere di Macomer – ha detto – è un carcere moderno su cui lo Stato ha molto investito, è un penitenziario noto per l’umanità e per la professionalità delle maestranze, tanto che i detenuti chiedono di essere aiutati a restare qui”. “Quella che viviamo in questo territorio è una situazione di abbandono da parte dello Stato – ha detto il sindaco di Macomer Antonio Succu – ci hanno tolto il giudice di pace e poi a settembre il tribunale, di cui non riusciamo a recuperare i locali per poterli destinare a strutture della città che non ce la fanno più a pagare gli affitti, ora ci vogliono togliere il carcere.
Non dimentichiamoci – ha proseguito Succu – che lì dentro lavorano 90 maestranze più l’indotto. Il decreto ministeriale per fortuna è stato sospeso per via degli interventi del presidente Pigliaru e dei parlamentari sardi, ma noi oggi qui, con questa azione forte chiediamo la revoca del provvedimento”.
I sindaci del Marghine sono agguerriti contro la “desertificazione del territorio” da parte dello Stato e della Regione: “Già abbiamo subito pesanti contraccolpi con la chiusura dell’industria, ora ci chiudono le scuole e i presidi istituzionali – ha detto il sindaco di Borore, Tore Ghisu. Ma dove vogliamo andare? Basta con l’accentramento sui poli forti di Cagliari Sassari e Olbia tagliando fuori gli altri territori: i territori della Sardegna devono avere uguale dignità”. Per il sindaco di Bolotana, Francesco Manconi, “il carcere non è solo un simbolo dello Stato che se ne va, ma lì dentro ci sono tanti posti di lavoro che non ci saranno più a Macomer. Bisogna prendere in mano la situazione per invertire la tendenza”. E Michele Corda sindaco di Noragugume ha rimarcato: “È una problematica che qui tocca tutti, per questo stiamo mettendo in piedi una lotta unitaria per difenderci: è ora di finirla con le guerre di campanile”.
Macomer (Nu): per salvare il carcere grande solidarietà da tutto il territorio di Tito Giuseppe Tola
La Nuova Sardegna, 14 agosto 2014
La mobilitazione in difesa del carcere di Macomer supera il Marghine e coinvolge altre amministrazioni della provincia di Nuoro. Alla manifestazione che ha coinvolto tutti i consigli comunali della zona, in rappresentanza del sindaco c’era anche l’assessore ai Lavori pubblici del capoluogo barbaricino, Francesco Guccini, amministratori provinciali e rappresentanti di altri comuni del Nuorese. Di fronte al carcere di Bonu Trau ieri mattina c’erano tantissime persone e non solo amministratori e consiglieri comunali. Per quanto la data della manifestazione sia stata fissata nella settimana di Ferragosto e benchè l’ora e la giornata particolarmente calda e afosa non invogliassero a uscire per strada a manifestare, all’iniziativa promossa dal sindaco di Macomer, Antonio Succu, hanno aderito in tanti. Sotto il sole c’erano gli agenti di polizia penitenziaria e le loro famiglie, sindacalisti, lavoratori che la crisi ha lasciato per strada e soprattutto la gente di Macomer la quale sa che chiudendo il carcere si perderanno altri posti di lavoro e altre risorse. Il carcere che chiude è l’immagine dello Stato che smantella la sua presenza e abbandona un territorio in profonda crisi nel quale, come ha detto il segretario provinciale della Cgil, Salvatore Pinna, fa cassa cancellando servizi e spremendo quanto è ancora possibile da un limone già del tutto spremuto. Il sindaco, Antonio Succu, ha richiamato l’attenzione sulla grave situazione di sofferenza nella quale si dibatte il Marghine e ha spiegato che di fronte alla necessità di mobilitarsi e alzare la testa per difendere quel poco che è rimasto, non si guarda alle ferie o ai giorni di festa. “Con la crisi economica – ha detto – ci aspettavamo risposte diverse dallo Stato, che invece arretra. Nel carcere sono stati fatti investimenti consistenti che l’amministrazione penitenziaria sta ancora pagando. Dopo l’incontro dei parlamentari col ministro della Giustizia si è aperto uno spiraglio, ma non abbiamo ancora certezze”. Il presidente dell’Unione dei Comuni, Salvatore Ghisu, ha detto che con la vertenza carcere riparte la mobilitazione del territorio a sostegno di una vertenza che tocca molti altri problemi. Francesco Guccini ha detto che il Nuorese è mobilitato per difendere l’arretramento dello Stato in un territorio che si impoverisce e si spopola. L’argomento è stato affrontato ieri anche dalla Giunta provinciale. L’assessore Tore Cossu ha detto che in alcuni paesi della zona stanno per chiudere anche gli sportelli bancari e quel poco che è rimasto della scuola. Il segretario generale della Cisl di Nuoro, Michele Fele, ha sostenuto la necessità che i parlamentari sardi abbandonino gli interessi di schieramento per difendere, come accade in Sicilia, quegli delle popolazioni che li hanno eletti. Maria Grazia Calligaris, presidente dell’associazione “Socialismo, diritti e riforme”, è intervenuta ricordando che la sua associazione è scesa in campo da subito per difendere le carceri di Macomer e Iglesias. “Strutture come Bancali e Massama – ha detto – disumanizzano la pena. Chiudere queste carceri è un atto ingiusto e non economico che appesantisce le finanze dei comuni. Un carcere non può essere riciclato e trasformato in un asilo”.
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