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CARCERI: DETENUTO CALABRESE, PADRE TRE FIGLI, CHIEDE AVVICINAMENTO ALLA FAMIGLIA. E’ RISTRETTO A BAD’E CARROS DA UN ANNO.

10 luglio 2014 Nessun Commento

            “La territorialità della pena e la vicinanza alla famiglia costituiscono i pilastri del trattamento rieducativo carcerario, specialmente in presenza di minori. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria tuttavia, nonostante la legge e le sue circolari, continua a negare un diritto che riguarda anche i cittadini privati della libertà in regime di alta sicurezza infliggendo a detenuti e familiari una pena aggiuntiva”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento al caso di Giuseppe Longo, 38 anni, calabrese, che, ristretto da un anno nella Casa Circondariale di Bad’e Carros a Nuoro, ha chiesto ripetutamente al DAP di essere trasferito nella regione di residenza o in una struttura detentiva ubicata in un’area prossima alla famiglia. L’uomo, infatti, non fruisce dei colloqui ormai da quattro mesi con ripercussioni particolarmente negative sui figli, due ragazzine di 12 e 9 anni e un bimbo di 6 anni.

“E’ evidente – sottolinea Caligaris – che non possono essere ignorate le problematiche della sicurezza. E’ altrettanto fondato però considerare che si tratta di una persona il cui percorso processuale non è giunto a conclusione. La necessità di ristabilire un contatto diretto con la famiglia può essere soddisfatta, almeno in parte, anche con periodi temporanei di avvicinamento durante i quali valutare il comportamento del detenuto e alleviare il disagio dei bambini. Qualche volta il DAP potrebbe applicare quei percorsi virtuosi di umanità che rendendo una condizione meno afflittiva ottengono risultati più soddisfacenti sul piano del trattamento”.

“Il mio attuale luogo di assegnazione – sottolinea Giuseppe Longo nell’ultima istanza di trasferimento inviata all’associazione – mi impedisce completamente di avere rapporti con la famiglia e ciò anche perché la situazione economica del nucleo familiare non è delle più rosee. Sono il padre di tre splendidi figli, ai quali sono molto legato. Ho sempre cercato di dar loro il massimo sostegno e nei diversi colloqui che ho effettuato in passato non ho fatto altro che raccomandargli pazienza e fiducia nel corso della Giustizia e nell’opera delle Istituzioni. Al tempo stesso, ho sempre e solo cercato di confortare e dar forza a mia moglie. La mancanza di contatti regolari – sottolinea Longo – ha provocato nelle mie figlie, già particolarmente provate dal mio arresto, uno stress tale da avere pesantissime ricadute sul loro equilibrio psicofisico, con conseguenze tangibili anche in riferimento al rendimento scolastico. Entrambe sono state affidate alle cure dello psicologo e psicoterapeuta del Consultorio Familiare. Inutile aggiungere che anche mia moglie che sopporta in silenzio tutto il peso della situazione ha dovuto richiedere in un’occasione l’intervento dei sanitari per una crisi”.

L’istanza di trasferimento al DAP è corredata della documentazione medica e del dispositivo del Tribunale di Palmi che ha ridimensionato la posizione di Giuseppe Longo in merito alle accuse. Il detenuto, in attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado, attraverso l’avv. Francesco Giuseppe Formica, intende ricorrere in appello.

 

Cagliari, 10 luglio 2014

 

 

 

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