CARCERI: DETENUTO CON SOSPETTO ICTUS IN OSPEDALE CON FURGONE POLIZIA PENITENZIARIA
“Mi sono sentito male improvvisamente verso le 21 del 27 maggio scorso. Il medico del Carcere, che ha diagnosticato un sospetto ictus cerebrale, ha subito chiamato l’ambulanza medicalizzata del 118. All’uscita dell’Istituto però non sono stato fatto salire sull’ambulanza ma sul furgone della Polizia Penitenziaria. Ammanettato, con flebo e collegato a un monitor sono stato accompagnato all’ospedale dove sono giunto verso le 22.30”. E’ quanto ha ricostruito L. B., 54 anni, calabrese, detenuto in regime di Alta Sicurezza nel carcere di Oristano-Massama in una lettera inviata all’associazione “Socialismo Diritti Riforme”.
“L’evento critico – sottolinea il detenuto nella missiva – ha avuto il totale sostegno dei Medici. Dopo i controlli, l’ambulanza ha avuto accesso all’Istituto. Sono stato sistemato nella barella ma poiché non funzionava l’ascensore, con le precauzioni del caso, sono stato fatto scendere e collocato in una sedia a rotelle. Nel frattempo i Sanitari dell’Istituto hanno provveduto ai prelievi ematici, a fare un elettrocardiogramma e a sistemare l’ago-cannula in vena. Sono quindi sopraggiunti nell’Infermeria Centrale del carcere i componenti dell’equipaggio del 118 ma all’uscita la sorpresa. Medico e Infermiere sono saliti sul furgone della Penitenziaria al mio seguito”.
“E’ evidente – osserva Maria Grazia Caligaris, presidente di SDR – che il detenuto ha avuto fortuna e il suo caso si è risolto positivamente. E’ altresì vero che la sicurezza ha un peso notevole nella gestione di cittadini privati della libertà considerati pericolosi. Non si comprende però come sia possibile non dare il giusto peso alle indicazioni dei Medici e addirittura accompagnare con un furgone, un detenuto ammanettato in Ospedale, mentre si sta sottoponendo a una flebo, avendo a disposizione un’Ambulanza. L’episodio richiede un approfondimento ma aldilà delle considerazioni e valutazioni non è certo una bella pagina quella che, davanti a una situazione di pericolo di vita, sembra voler dimenticare – conclude Caligaris – la preminenza della persona sullo Stato, sulla sicurezza. Il senso di umanità deve prevalere sempre altrimenti bisogna cancellare la parola dignità dal vocabolario”.
Cagliari, 18 giugno 2014
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