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CARCERI: APPELLO FAMILIARI CONTRO CHIUSURA IGLESIAS. AFFERMANO “CONSEGUENZE DELETERIE”

9 giugno 2014 Nessun Commento

            “La chiusura di Iglesias avrà conseguenze deleterie per le nostre famiglie. Un trasferimento a Sassari comporterebbe infatti dover affrontare ogni volta un viaggio di 400 chilometri, tra andata e ritorno, costringendoci a ridurre drasticamente i colloqui. La situazione è destinata a peggiorare  nell’eventualità che venga scelto il carcere di Lanusei. Non possiamo rinunciare ad incontrare i nostri cari. Aiutateci a trovare un’alternativa”. Lo hanno scritto in un appello raccolto dall’associazione “Socialismo Diritti Riforme” alcuni familiari dei detenuti sex offender attualmente ristretti a Iglesias dopo aver ripetutamente chiesto di scongiurare la chiusura della struttura penitenziaria.

 

“Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Ministero della Giustizia – afferma Maria Grazia Caligaris, presidente di SDR – devono rivedere la dislocazione dei detenuti per tipologia di reato e pena. Il buon senso dovrebbe prevalere sulla logica di concentrare i sex offender a Bancali (Sassari) e Lanusei (Ogliastra). Oltre al problema della distanza, che impedisce alle famiglie di poter agevolmente raggiungere i parenti, c’è anche quello della prosecuzione dei  progetti di recupero già avviati. Una considerazione inoltre deve essere fatta relativamente alla situazione del carcere San Daniele. E’ inaccettabile che resti in piedi una struttura penitenziaria ricavata da un antico convento e riadattata a partire dal 1870 e venga invece dismesso un edificio decisamente nuovo qual è quello di Iglesias. Non sono condivisibili neppure le motivazioni di carattere economico riferite esclusivamente a sostegno della chiusura di Sa Stoia proprio perché il fine della pena consiste nella riabilitazione, unico reale strumento di sicurezza per i cittadini. C’è il rischio insomma che allontanati dai familiari, certo concreto apporto risocializzante, i sex offender – conclude la presidente di SDR – si ritrovino a vivere in quasi totale isolamento”.

 

Cagliari, 4 giugno 2014

 

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