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CARCERI: DETENUTO DA 14 MESI A OPERA CHIEDE RITORNO IN SARDEGNA

8 novembre 2013 Nessun Commento

    “Sono stato trasferito nella Casa Circondariale di Milano 14 mesi fa per avere litigato con un altro detenuto nel carcere di Lanusei. Mi assumo le responsabilità di quanto accaduto, sono maturato e ho capito quanto è brutto stare lontano dalla propria terra. Ora chiedo però di poter avere un’altra possibilità. Finora tuttavia mi è stato negato anche un avvicinamento per colloqui con i familiari e sono stato temporaneamente a Buoncammino solo per le udienze in Tribunale”. Lo ha scritto in una toccante lettera all’associazione Socialismo Diritti Riforme F.D., 28 anni, cagliaritano, padre di una bimba di 8 anni.

            “Il caso del giovane padre cagliaritano, allontanato dall’isola per punizione, ancora una volta richiama l’attenzione – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di SdR – sul mancato riconoscimento della territorialità della pena, sancita dall’ordinamento penitenziario. La questione ha una valenza umanitaria ma anche riabilitativa. Per il primo aspetto occorre ricordare che, a prescindere dal tipo di reato e dal comportamento tenuto, si tratta di una pena aggiuntiva non prevista né dal codice né dal Giudice per l’esecuzione della detenzione usata a fini disciplinari.. Per quanto riguarda il reintegro sociale è molto difficile che possa avvenire in un Istituto così distante dalla realtà socio-economica di origine del cittadino privato della libertà. Senza considerare le difficoltà a mantenere un rapporto con la bambina che, sottolinea F.D. nella lettera “quando mi ha visto non mi ha neanche salutato, ciò mi ha fatto molto male”

 ”La mancata applicazione della regionalizzazione della pena, quando mancano oggettive condizioni di sicurezza, rischia anche di scatenare – osserva Caligaris – una lunga serie di ricorsi che potrebbero avere conseguenze sanzionatorie a livello europeo. È infatti in costante crescita il numero dei detenuti che chiedono di poter scontare la pena nelle strutture penitenziarie prossime al luogo di residenza dei familiari. Ciò infatti può essere considerata una pressione psicologica non giustificata con conseguenze rilevanti sulla salute dell’individuo ristretto.

   “L’auspicio è che il Dipartimento nel caso specifico dia la possibilità a F. D, trasferito per punizione da Lanusei a Milano di restare a Cagliari- conclude l’ex consigliera regionale socialista -  quando il prossimo 4 dicembre tornerà nell’isola per una nuova udienza o  in alternativa lo assegni a un altro Istituto Penitenziario della Sardegna dandogli quella seconda possibilità richiesta E nel rispetto dell’art.27 della Costituzione, eviti di utilizzare per motivi disciplinari la mancata attuazione della territorialità  della pena prevista dalla legge sull’Ordinamento penitenziario.

 Cagliari 6 novembre 2013

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