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CARCERI: DOPO 1 ANNO SANITA’ PENITENZIARIA BUONCAMMINO ANCORA PROBLEMA IRRISOLTO

16 settembre 2013 Nessun Commento

            “Le problematiche relative alla salute dei cittadini privati della libertà sono tutt’altro che risolte. A un anno di distanza dal passaggio della sanità penitenziaria dal Ministero della Giustizia alle aziende sanitarie locali, sono cresciute le difficoltà. In particolare a Buoncammino, dove è ubicato un Centro Clinico specialistico peraltro ancora da ristrutturare, la situazione risente di una scarsa organizzazione sistemica”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che facendosi interprete delle segnalazioni dei detenuti e dei loro familiari rileva “una mancanza di considerazione della condizione di detenzione dei pazienti”.

            “La questione di maggiore rilevanza – osserva Caligaris – riguarda non solo la tempestività degli interventi chirurgici e delle visite diagnostiche da effettuare nelle strutture ospedaliere esterne ma anche l’assistenza all’interno. Il detenuto conserva il diritto alla salute ma essendo privato della libertà incontra oggettive difficoltà a usufruirne pienamente. La sanità pubblica in Sardegna infatti non sembra aver raggiunto un livello di efficienza tale da permettere ai cittadini di sentirsi completamente tutelati. Per quelli privati della libertà la realtà appare ancora più grave”.

            “Sarebbe inoltre indispensabile, ma finora non è stato oggetto di alcun intervento regolatore, considerare un Istituto Penitenziario – con in media 500 detenuti e 200 agenti (senza contare gli amministrativi) – alla stregua di un paese di medie dimensioni che quindi necessita di servizi e di specificità organizzative. Accade invece che, in assenza di figure professionali stabili tipiche di un reparto ospedaliero o più semplicemente della medicina di base o di un poliambulatorio, vi sia una diffusa mancanza di continuità terapeutica al punto che i detenuti non sanno a chi rivolgersi per avere chiarimenti sulla terapia o sui disturbi. La sanità penitenziaria – sottolinea la Presidente di SDR – per poter corrispondere agli stessi criteri di quella riservata ai cittadini liberi deve poter contare su punti di riferimento costanti oltre che responsabilizzati e professionalmente all’altezza. Deve essere istituito un medico di base che nelle diverse sezioni si occupi costantemente dell’ordinaria cura dei pazienti”.

“Occorre ricordare inoltre che per poter effettuare una visita ospedaliera – rileva ancora Caligaris – ogni detenuto deve essere accompagnato, salvo eccezioni, da una scorta. Analogamente ciò avviene in caso di ricovero in una struttura anche per terapie in ricovero diurno per poche ore. C’è poi il problema della preparazione all’esame specialistico da effettuare in day hospital che deve essere progettata almeno il giorno precedente. Accade invece che talvolta sia disponibile la scorta e il paziente non sia stato invece preparato o al contrario l’appuntamento fissato diversi mesi premi non possa essere rispettato perché manca la scorta”.

            “Queste problematiche possono essere risolte almeno in parte facilmente con un’organizzazione accurata e con l’assunzione di impegni da parte dei responsabili  delle Aziende Sanitarie Locali in attuazione delle linee guida dell’assessorato della Sanità. Le condizioni rischiano di peggiorare – conclude Caligaris – con il trasferimento dei detenuti e degli Agenti a Uta. In quel caso ci sarebbe anche la difficoltà derivante dalla distanza per raggiungere i nosocomi. Un problema grave soprattutto in caso di emergenze. L’auspicio è che si faccia una seria verifica anche attraverso l’Osservatorio attivato dall’assessore della Sanità Simona De Francisci che in questi mesi sta effettuando un monitoraggio della situazione nei dodici istituti penitenziari dell’isola”.

Cagliari, 12 settembre 2013

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