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C’ERA UN RAGAZZO…RACHID BEN MOHAMED CHALBI

26 agosto 2013 Nessun Commento

 

C’era un ragazzo…si chiamava Rachid Ben Mohamed Chalbi. E’ morto in Sardegna, dentro il carcere di Macomer, cinque mesi fa. Aveva solo 25 anni. Era nato in un piccolo villaggio di pescatori della Tunisia. Poche anime a Sidi Mansur, nelle vicinanze però un porto, quello di Sfax. Vi si recava spesso da ragazzino e guardava con occhi sognanti quelle imbarcazioni che, cariche di suoi conterranei, sfidavano il mare. Dalla banchina si favoleggiava sulla buona fortuna che arrideva agli audaci. Gli scafisti, personaggi senza scrupoli enfatizzavano il sogno e speculavano chiedendo per un posto in barca, soldi raccolti con immensi sofferenze ad accrescere la speranza. I racconti di temerari che avevano solcato il mare riuscendo ad acchiappare, seppure dopo molti sacrifici, la coda della luminosa stella con la quale assurgere al firmamento del benessere da condividere con la propria famiglia.

            Era poco più di un bambino Rachid quando decise di sfidare la sorte per fare in modo che la mamma, il padre e i fratelli potessero godere di un qualche beneficio. Lo sbarco a Lampedusa gli aveva tuttavia da subito mostrato le difficoltà. Era ormai un clandestino minorenne, ignaro della lingua italiana e per di più dislessico. In queste condizioni trovare un lavoro era quasi impossibile e farsi pagare ancora di più.

            Rachid però aveva   volontà e, come gli avevano raccomandato i genitori, tanta pazienza. I più giovani non sempre sanno scegliere le persone giuste e sono spesso facile preda dell’inganno. Chi è privo di documenti non ha voce. Chi deve rispettare i diritti invece li gestisce esclusivamente nel proprio interesse. Impossibile essere integerrimi se affamati e perseguitati. Rachid ha incontrato molte persone sbagliate ma una lo ha ascoltato.

            E’ stato Mauro Pala a prendere a cuore la sua vicenda accogliendolo nella sua casa. Un gesto umanitario che per un po’ di tempo ha sottratto il ragazzo da numerosi guai. Era diventato un “ragazzo alla pari” che guadagnato qualche euro lo inviava alla famiglia. L’uscita dalla clandestinità è stato il principale obiettivo di Pala che condusse con sé Rachid fino al Consolato tunisino a Roma nel tentativo concreto di sottrarlo al suo destino.

            Difficoltà burocratiche e la necessità di disporre di un consistente quantitativo di denaro ebbero però il sopravvento e così la sanatoria del 2012 svanì nel nulla. Un brutto colpo per il giovane che, riprese le vecchie negative frequentazioni, ha commesso un reato. Il mancato adempimento del successivo provvedimento di espulsione lo ha condotto nel carcere cagliaritano di Buoncammino. Alcuni mesi dopo, in seguito a un diverbio, il trasferimento a Macomer dove si è consumata la tragedia.

Secondo l’amministrazione penitenziaria Rachid è morto nella notte tra il 19 e il 20 aprile 2013 per avere aspirato gas da una bomboletta per stordirsi. Il suo amico Mauro Pala aveva però avanzato dei dubbi sulla dinamica e presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Oristano chiedendo, attraverso un legale, un accertamento. Il PM ritenne sufficienti le indicazioni fornite dal Medico Legale in seguito all’ispezione sul cadavere e non dispose l’autopsia. Sulla vicenda furono presentate anche due interrogazioni rispettivamente di Mauro Pili e Luigi Manconi e Roberto Giachetti.

L’intervento e l’attenzione di Mauro Pala hanno consentito però di rendere il corpo del ragazzo ai familiari che hanno così potuto disporre le esequie secondo il rito mussulmano. Grazie alla sua caparbietà inoltre è stato possibile restituire alla famiglia gli effetti personali e alcune foto che Rachid conservava nella memoria del telefonino. Forse una magra consolazione per chi ha visto il proprio figlio ancora bambino affrontare il mare con la speranza nel cuore ma un gesto di grande affetto per chi come Mauro Pala da solo ha fatto valere il diritto di conoscere la verità fino in fondo. La dimostrazione concreta infine di quanto sia assurdo e incivile il reato di clandestinità.

Maria Grazia Caligaris  (Presidente Associazione Socialismo Diritti Riforme)

Cagliari, 26 agosto 2013

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