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Articolo Sardegna Quotidiano – CARCERI: INDISPENSABILE RICONSIDERARE SERVITU’ COLONIE PENALI – di Maria Grazia Caligaris

15 luglio 2013 Nessun Commento

E’ ancora Mamone (Onanì) la Colonia Penale con il maggior numero di stranieri. Sono infatti 238 su 264 cittadini privati della libertà ospiti della struttura a custodia attenuata. Una presenza del 90,15% che supera di gran lunga l’83,19% di Is Arenas (Arbus), dove sono presenti 119 detenuti (99 stranieri), e il 79,38% di Isili che registra una presenza di 131 reclusi (104). In nessuna delle tre strutture si verifica sovraffollamento, anche se i dati ministeriali non tengono conto dei padiglioni chiusi perché inagibili o qualcuno in fase di ristrutturazione. Complessivamente i posti disponibili risultano infatti 789, mentre i ristretti attualmente sono 514. Il riferimento è agli ultimi dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che fotografano la realtà detentiva isolana al 30 giugno 2013.

Una così massiccia presenza di stranieri sta profondamente cambiando la fisionomia delle Colonie Penali in una realtà tradizionalmente agro-pastorale come quella sarda. La produttività si è infatti notevolmente ridotta e sta venendo meno quel principio autarchico che caratterizzava la vita delle Colonie, attualmente sottodimensionate rispetto alle reali potenzialità. Le zone occupate dal Ministero della Giustizia si estendono per 5.000 ettari. Si tratta di terreni vocati all’agricoltura ma anche con zone di pregio prossime al mare, come nel caso di Is Arenas. Da un lato scarseggiano le professionalità in grado di curare l’allevamento del bestiame e le aree agricole, dall’altro il Ministero non intende più promuovere con investimenti adeguati le produzioni. La conseguenza è che anche nelle colonie i detenuti non possono lavorare e trascorrono buona parte del tempo inattivi.

Negli ultimi anni infatti i finanziamenti finalizzati alla valorizzazione dei prodotti delle Colonie, con progetti come “Gale ghiotto”, destinato alla vendita di olio, miele e formaggi, rischiano di non avere un seguito. A complicare la situazione anche il mutato quadro socio-culturale dei detenuti-lavoranti che, per poter svolgere l’attività, devono essere adeguatamente formati.

Le Colonie Penali sono una vera e propria servitù penitenziaria per la Sardegna per l’estensione territoriale che occupano. Hanno necessità di una profonda rivisitazione e riorganizzazione. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria deve decidere quale futuro intende dare loro. La prima esigenza è quella di assegnare una Direzione stabile. Attualmente, invece, sono guidate “a scavalco” dai responsabili di altri Istituti Penitenziari. Una possibilità inoltre potrebbe essere quella di trasformarle in Cooperative Sociali attraverso le quali fornire opportunità di lavoro agli ex detenuti sardi o a quanti intendono restare nell’isola dopo aver scontato la pena. La questione diventa particolarmente attuale in considerazione della volontà espressa chiaramente dalla Ministra della Giustizia Annamaria Cancellieri di privilegiare le pene alternative alla reclusione. Lo scarso numero di opportunità lavorative in Sardegna, condizione accentuata dalla grave crisi economica, fa ritenere utile una riconversione delle Colonie Penali. Non si può infatti ignorare che l’isola, l’unica regione italiana in cui sono ubicate, non trae alcun vantaggio dalla cessione di queste aree sottratte da decenni alla valorizzazione turistica e produttiva. Pertanto se non sono neppure utilmente impiegate, è necessario ricontrattare con il Ministero gli ettari disponibili e realizzare iniziative in grado di restituire ai sardi preziosi territori.

Maria Grazia Caligaris, presidente associazione “Socialismo Diritti Riforme”

Cagliari, 9 luglio 2013

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