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CARCERI: CALDO INSOPPORTABILE PER 500 DETENUTI BUONCAMMINO

24 giugno 2013 Nessun Commento

            “Sono bastate poche giornate estive per far emergere nel carcere di Buoncammino la difficoltà di far convivere 500 persone private della libertà in una struttura che ha una capienza regolamentare di 345 posti. Una situazione che richiede l’immediata adozione di iniziative di alleggerimento della detenzione in cella”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, osservando che “l’arrivo dell’estate, come ogni anno, accresce l’insofferenza tra i ristretti in spazi angusti”.

            “Realtà come quella di Buoncammino, dove si trovano persone anziane, malati con diverse patologie e tossicodipendenti con disturbi psichici, sono esemplari – sottolinea Caligaris – della difficoltà da parte degli operatori di contenere il disagio. Le celle sono affollate e purtroppo piuttosto scarsi gli spazi disponibili per attività alternative. In queste condizioni stare chiusi 22 ore su 24 si configura come una tortura e la convivenza rischia di generare intolleranza. Del resto è noto che sono ridottissime le possibilità di svolgere attività lavorative nell’Istituto. Le poche opportunità sono quelle del piantone, dello scopino, dello scrivano, del porta vitto o di qualche altro servizio. Anche la fruizione della sala hobby è regolamentata rigidamente per poter soddisfare la maggior parte delle richieste. La situazione è migliore per la sezione femminile dove sono ristrette una quindicina di donne ma anche in questo caso lo spazio per l’aria consiste in un piccolo cortile di cemento che il sole rende impraticabile per la maggior parte della giornata”.

            “La situazione di Buoncammino è peraltro uguale a quella di altre carceri sarde o della penisola dove il sovraffollamento è la caratteristica predominante. Sono quindi improcrastinabili – conclude la presidente di SdR – iniziative urgenti per ristabilire la legalità, ridurre l’ingente numero di detenuti e rendere le carceri meno afflittive riconsiderandone il ruolo secondo quanto previsto dal dettato costituzionale. In queste condizioni la rieducazione del detenuto diventa infatti ancora più difficile se non impossibile”.

Cagliari, 21 giugno 2013

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