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CARCERI: RESTERA’ A BUONCAMMINO CON BOMBOLA OSSIGENO IN CELLA DETENUTO MALATO

17 aprile 2013 Nessun Commento

    “Angelo Garau, il detenuto affetto da una grave insufficienza respiratoria non sarà trasferito, ma resterà a Buoncammino in una cella del Centro Diagnostico Terapeutico con la bombola d’ossigeno a fianco al letto dov’è costretto a restare tutto il giorno. Una situazione intollerabile sia per la pericolosità sia per l’impossibilità da parte dell’uomo di muoversi sia per la solitudine a cui è costretto. Convivere con una così grave infermità in una cella corrisponde a subire una quotidiana tortura, non prevista da alcun Tribunale”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, avendo appreso che “il DAP non intende trasferire il detenuto in un CDT adeguatamente attrezzato mettendo così a rischio non solo la sua vita”.

            “Angelo Garau, 56 anni, di Codrongianos (Sassari), è – sottolinea Caligaris – invalido al 100% avendo contratto la malattia nel 1992 in seguito ad un’intossicazione da vapori di zinco che ne aveva determinato un ricovero urgente per una crisi respiratoria acuta nell’ospedale di Sassari. A diagnosticare l’emosiderosi polmonare era stato nel 2005 il pneumologo Carlo Grassi della Clinica Pneumologica dell’Università di Pavia che aveva individuato la malattia indicando le diverse tappe di ineludibile aggravamento”.

            “L’uomo, che sta scontando la pena dell’ergastolo, è stato trasferito al CDT di Cagliari per  disposizione del Tribunale del Riesame di Sassari, in quanto Bad’e Carros, dove si trovava precedentemente, è privo di Centro Clinico. La struttura cagliaritana però non è attrezzata per garantire in sicurezza l’ossigenoterapia. L’acuirsi del disturbo progressivo e irreversibile ha imposto una soluzione tampone, ma il DAP – afferma ancora la presidente di SDR – dovrebbe capire che, in attesa di un’alternativa, sarebbe opportuno mandarlo a casa come hanno suggerito del resto anche i perito”.

            “Il caso di Angelo G. – osserva la presidente di SdR – sembra voler riaffermare una concezione vendicativa della pena. Non si comprende infatti come una persona purtroppo destinata a convivere con una malattia inguaribile e in costante aggravamento possa restare in una cella 2 metri per 3, da sola, senza neppure un piantone. Occorre però intervenire tempestivamente perché la situazione – conclude Caligaris – risulta poco gestibile”.

Cagliari, 14 aprile 2013

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