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CARCERI: NUOVA RICHIESTA TRASFERIMENTO IN SARDEGNA PER ERGASTOLANO MARIO TRUDU

17 aprile 2013 Nessun Commento

            “Trovandosi recluso a Spoleto, Mario Trudu è molto più vicino al luogo del delitto di quanto non lo sarebbe se fosse recluso in Sardegna. L’ultimo delitto per il quale Trudu è recluso non è stato commesso in Sardegna ma nell’Appennino ed i coimputati non erano sardi. L’unico imputato sardo è stato assolto con formula piena dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Non può quindi esservi alcuna preclusione al trasferimento del detenuto nell’isola”. Sono alcune considerazioni che l’avv. Pierandrea Setzu, legale dell’ergastolano Mario Trudu, ristretto nella Casa di Reclusione di Spoleto, ha posto a fondamento della nuova richiesta di trasferimento in Sardegna presentata al DAP lo scorso mese di marzo. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando che “in questo caso specifico il Dipartimento non può neppure ignorare la presenza nel territorio dell’isola di una struttura penitenziaria come quella di Massama-Oristano, da poco inaugurata, dove l’ergastolano sardo potrebbe trovare una collocazione, nel rispetto peraltro del principio della territorialità della pena, e consentendo al detenuto di riprendere i contatti con le sorelle, incensurate, che non vede da 9 anni”.

            “Non può essere taciuto – fa rilevare il legale – che la lunghissima ed ininterrotta detenzione, ben 26 anni di carcere, ha inibito qualunque connessione con l’esterno. Trudu è ormai sganciato da qualsiasi sua realtà di provenienza, non solo da quella di tipo illecito nella quale maturò la scelta delinquenziale. E’ ormai un uomo di 63 anni, stremato per aver trascorso quasi metà della sua esistenza in carcere e da anni non ha contatto con le persone che conosceva prima del suo arresto”.                       

            “Il tessuto normativo, la giurisprudenza e la dottrina impongono – osserva Setzu – di privilegiare il contatto del detenuto coi suoi familiari e lo individuano come elemento cardine nell’opera di risocializzazione del condannato. Nel caso di specie, non solo non vi è alcuna ragione in grado di giustificare la lontananza di Trudu dai suoi familiari ma la detenzione in un Istituto della penisola costituisce un aggravio di sofferenza gratuito e contrario al senso di umanità della pena. Il detenuto non maturò la scelta delittuosa a contatto coi familiari anzi, costoro, in particolare   le due sorelle, si tennero sempre distanti dalla delinquenza. Limitare il contatto è ingiustificato ed illogico”.

            ““La vicenda di Mario Trudu, pur nella sua drammaticità, sembra suggerire purtroppo – conclude la presidente di SdR – che le carte inviate al DAP non sempre vengono lette con sufficiente attenzione. Si continua infatti da anni a negare il trasferimento nell’isola all’ergastolano sardo ritenendo che possa avere contatti con la criminalità organizzata. Si tralascia però di considerare che il fenomeno del sequestro di persona è ormai estinto e che la Sardegna, secondo quanto afferma anche il DAP, è immune da mafia e camorra e non ci sono segnali di criminalità organizzata. Insomma almeno in questo caso, accogliere la richiesta di trasferimento, significherebbe azzerare l’incoerenza che per Trudu il rischio criminale è più alto con la sua permanenza nella penisola. Un po’ di buon senso non guasterebbe”.

Cagliari, 17 aprile 2013

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