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ANCHE IN SARDEGNA CAMPAGNA RACCOLTA FIRME PER PROPOSTE DI LEGGE CONTRO LA TORTURA, LE NORME SULLE DROGHE E PER IL RIPRISTINO DELLA LEGALITA’ NELLE CARCERI

27 marzo 2013 Nessun Commento

E’ iniziata anche in Sardegna la campagna per la raccolta delle firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare contro la tortura, la legge sulle droghe e per la legalità nelle carceri.  Promossa a livello nazionale da numerose associazioni culturali ed enti no profit l’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa. In Sardegna hanno aderito al progetto anche le comunità “La Collina” di Don Ettore Cannavera e “S’Aspru” di Padre Salvatore Morittu. L’iniziativa si avvale del contributo dei Cappellani delle tredici strutture penitenziarie isolane e dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, presieduta da Maria Grazia Caligaris.

Alla presentazione, coordinata dal giornalista Giacomo Mameli, sono intervenuti il sacerdote Armando Zampolini, presidente nazionale delle Comunità di Recupero che contano 256 gruppi con 1.500 ospiti, Padre Morittu, don Ettore Cannavera e don Gaetano Galia, cappellano del carcere San Sebastiano. Hanno inoltre preso parte all’incontro con i giornalisti, tra gli altri, Maria Grazia Caligaris, Anna Melis, responsabile regionale della CNCA, e le Parlamentari Romina Mura (PD) e Paola Pinna (M5S). Il prossimo 9 aprile un’iniziativa pubblica è prevista davanti al Tribunale di Cagliari.

“Il carcere – ha sottolineato Zampolini – è il simbolo del degrado provocato da anni di campagne ideologiche che hanno travisato la realtà al punto da trasformare una patologia sociale in un reato. Ciò è avvenuto con i tossicodipendenti e con gli immigrati che attualmente rappresentano il 70% dei cittadini privati della libertà. Le politiche repressive non producono sicurezza ma sono criminogene e generano maggiore disagio”.

“E’ paradossale – ha evidenziato Padre Morittu – che l’attività delle Comunità oggi sia considerata esclusivamente sul piano dell’accoglienza alberghiera negando la dignità del ruolo. L’altro aspetto che grava negativamente sull’attività è rappresentato dall’esasperazione dei controlli che assorbono molte energie limitando negativamente l’operatività quotidiana incentrata sulla persona”.

“C’è il grave problema del sovraffollamento – ha osservato don Gaetano Galia – nelle strutture penitenziarie ma non è l’unica questione. Gli spazi vitali sono fondamentali ma non si possono dimenticare gli altri aspetti come la tossicodipendenza, i disturbi mentali, il disagio sociale nascosti dentro le celle”.

“Il nostro impegno – ha affermato don Cannavera – è per il massiccio ricorso alle misure alternative al carcere. Per realizzare questo progetto abbiamo necessità di modificare radicalmente la cultura dominante mostrando i risultati di un’azione di autentico reintegro sociale”.

A rappresentare la realtà del carcere cagliaritano, simbolo delle contraddizioni del sistema detentivo, è stata Maria Grazia Caligaris che ha messo in evidenza le condizioni inaccettabili dei cittadini privati della libertà. Ha quindi evidenziato le criticità della sanità e la disumanizzazione derivante dalle nuove strutture sempre più distanti dal  tessuto sociale. L’Italia – ha ricordato – ha un anno di tempo per mettersi in regola, l’auspicio è che ci sia un forte impegno per raggiungere un traguardo di dignità”.

Cagliari, 26 marzo 2013

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