CARCERI: IN SARDEGNA 2118 DETENUTI, 901 STRANIERI, 470 IN ATTESA DI GIUDIZIO
In Sardegna nei 12 Istituti penitenziari sono ristrette 2.118 persone (52 donne) a fronte di 2007 posti letto. 901 sono stranieri e 470 in attesa di giudizio. 215 non sono ancora comparsi davanti a un GIP. I definitivi sono 1.629. I dati, diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, si riferiscono alla situazione del 31 ottobre 2012. “Si evidenzia – osserva Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” un costante aumento dietro le sbarre di cittadini stranieri e di persone che aspettano mesi per un primo giudizio. Innocenti, fino a prova contraria, che subiscono un grave disagio soprattutto in realtà sovraffollate come il carcere di Buoncammino di Cagliari”
“Ciò che rende invivibile la permanenza dentro le strutture penitenziarie dell’isola – sottolinea Caligaris – è infatti la distribuzione nei singoli Istituti. Nel carcere di Buoncammino di Cagliari convivono oltre 530 detenuti (345 è invece la capienza regolamentare). Un sovraffollamento reso ancora più difficile trattandosi di una struttura risalente alla fine dell’Ottocento che non consente di svolgere adeguate attività. Non solo. L’eccessivo numero di detenuti sta portando al collasso la dotazione dei beni indispensabili. Reti e materassi eccessivamente usurati hanno bisogno di essere rinnovati e talvolta mancano anche le lenzuola. La situazione è diventata così difficile che sempre più spesso sono investite del problema le associazioni di volontariato. Non è raro che qualche detenuto rinunci al materasso perché ormai sfondato”.
“La presenza di un così elevato numero di detenuti in attesa di primo giudizio dentro il sistema penitenziario isolano – precisa la presidente di SDR – determina inoltre una condizione di promiscuità e di grave disagio. E’ noto infatti che il primo periodo di detenzione risulta particolarmente gravoso per la persona privata della libertà e condiziona fortemente la convivenza dentro le celle. Sono infatti soggetti più fragili e maggiormente esposti ad atti di autolesionismo estremo. Le precarie condizioni igienico-sanitarie e la forzata convivenza in spazi ridotti all’osso produce depressione”.
“La situazione non è migliore per i definitivi. E’ infatti ormai insufficiente il numero dei Magistrati di Sorveglianza. Gli uffici inoltre devono soddisfare le richieste derivanti dall’accesso alla legge “svuota carceri” con una serie di passaggi burocratici che non solo non alleggeriscono il numero dei cittadini ristretti ma moltiplicano il lavoro dei Magistrati e degli assistenti sociali. Risulta quindi fondamentale sia ridurre i tempi di attesa della prima sentenza sia creare delle condizioni di vivibilità dentro gli Istituti. Contenere il malessere dei reclusi – conclude Caligaris – è sempre più difficile ”.
Cagliari, 14 novembre 2012
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