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CARCERI: IN SEZIONE AS1 BAD’E CARROS SPAZI SENZA LUCE

31 agosto 2012 Nessun Commento

            “La nuova ala del carcere di Bad’e Carros, destinata ai detenuti in Alta Sicurezza non solo soffre per il sovraffollamento per cui gli ergastolani sono in cella anche con tre, quattro o cinque persone ma ci sono addirittura zone prive di luce”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, denunciando ancora una volta il mancato rispetto delle disposizioni di legge da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria “che ha trasferito nell’isola senza alcun criterio molti dei detenuti di Spoleto dove le attività e prospettive erano ben diverse”.

“La sezione, appena ristrutturata, sta creando – sottolinea  – seri problemi di gestione in quanto risponde a una logica punitiva che estranea gli Agenti di Polizia Penitenziaria dal loro ruolo di diretti interpreti delle questioni attinenti i detenuti. In AS1ci sono spazi non sufficientemente illuminati naturalmente. L’uso costante della luce elettrica danneggia la vista e in alcuni casi accelera il decorso di disturbi visivi come accade in alcuni casi di ipermetropia o miopia grave. In considerazione della gravità delle denunce si rende necessaria una visita della Commissione “Diritti Civili” del Consiglio Regionale della Sardegna”.

“Gli ergastolani giunti a Nuoro alcuni dei quali con 35 anni di limitazione della libertà sono stati allontanati – osserva ancora Caligaris – dalle famiglie che, in alcuni casi, per poter incontrare i parenti ed effettuare un colloquio devono sobbarcarsi lunghissimi viaggi e spese esorbitanti. Ciò del resto lo vivono i detenuti sardi trasferiti in Continente contro la loro volontà. In particolare Bad’e Carros non può trasformarsi in una struttura con funzioni punitive e di allontanamento dal consorzio umano. La legge sull’ordinamento penitenziario prescrive il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti in linea con l’articolo 27 della Costituzione. Anche nei periodi di crisi economica non rispettare le norme vigenti in Italia significa – conclude la presidente di SdR – stravolgere i principi fondamentali della democrazia, attuare in modo mascherato la tortura per piegare la volontà individuale non per rieducare e far perdere fiducia nelle Istituzioni”.

Cagliari, 30 agosto 2012

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