CARCERI: ERGASTOLANO TRUDU A DAP “TRASFERITEMI IN SARDEGNA”
“Il mancato rispetto del principio della territorialità della pena costituisce un fattore discriminante per i detenuti sardi. Penalizza affettivamente le loro famiglie, impone un dispendio di energie fisiche e un peso economico non indifferente. E’ una pratica del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non più accettabile specialmente quando la situazione è ancora più difficile per l’età e per le condizioni di salute dei cittadini privati della libertà e dei loro parenti”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” ricordando, tra gli altri, il caso di Mario Trudu, in carcere da 32 anni.
“ E’ assurdo – sottolinea – che dopo 8 anni di continue richieste, non abbia ancora avuto esito positivo il suo trasferimento in una struttura penitenziaria dell’isola, in particolare a Nuoro. Mario Trudu, ergastolano, arzanese di 62 anni, attualmente ristretto nella Casa di Reclusione di Spoleto, ha inoltrato l’ennesima domanda di trasferimento nel mese di settembre 2011. Ha invece ottenuto dal DAP di fruire tra aprile e maggio di un mese di permanenza a Bad’e Carros in quanto non vedeva la sorella ammalata dal 2004. La presenza a Nuoro di quattro settimane si è risolta quasi in una beffa non essendo riuscito con le poche ore a disposizione neppure ad effettuare un colloquio con tutti i parenti più stretti avendo anche per la limitazione di poter incontrare non più di tre familiari per volta”.
“Nel sollecito, inviato all’Ufficio Centrale dei Detenuti del Ministero della Giustizia, Trudu ricorda di aver corredato la domanda di trasferimento con l’ordinanza con cui il Tribunale di Sorveglianza di Perugia invita il DAP a “adottare ogni provvedimento amministrativo necessario a tutelare l’esigenza di regolari colloqui con i familiari”. Sorprende quindi da un lato la scarsa considerazione in cui è stato tenuto il dispositivo dei Magistrati e dall’altro anche il poco peso che viene attribuito ai costi delle traduzioni. E’ evidente infatti che la pratica dell’andirivieni aggrava i costi dello Stato ai danni – conclude Caligaris – dei cittadini. Risulta poi inspiegabile l’accanimento verso alcuni cittadini privati della libertà a cui non sembra siano riservati trattamenti ispirati all’umanità come recita l’articolo 27 della Costituzione”.
Cagliari, 12 luglio 2012
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