A VENT’ANNI DALLA STRAGE DI VIA D’AMELIO: LA MEMORIA DELLE VITTIME E L’IMPEGNO PER LA LEGALITA’ E LA GIUSTIZIA. L’INTERVENTO DI MARIA GRAZIA CALIGARIS AL CONVEGNO PROMOSSO DAL COMUNE DI SESTU, DALLA SEZIONE DELLA FIDAPA DI SESTU, DALL’ASSOCIAZIONE LIBERA E DA SARDEGNA SOLIDALE.
Giustizia, diritto, legalità. Sono le parole che sono risuonate maggiormente negli interventi di oggi. In effetti sono i tre concetti che identificano uno Stato. Se uno è deficitario, la Comunità vacilla. La parola giustizia si sposa quindi con l’equità sociale e il termine diritto vuol dire applicazione della legge. La legalità è innanzitutto rispetto di norme condivise e profondo senso morale. L’etica di una società sana promuove diritti e doveri e favorisce il merito.
La morte violenta di Emanuela Loi è stata purtroppo il risultato di uno Stato debole verso la malavita. Uno Stato che non è riuscito ad instaurare e a tenere insieme in modo organico i suoi valori fondanti. Quando Paolo Borsellino affermava che per sconfiggere le mafie è indispensabile cambiare la cultura voleva che si intervenisse su una grave malattia presente nella nostra società e mutuata proprio dalle mafie.
L’affiliato alla mafia è tale perché non vuole diritti per tutti ma chiede e ottiene favori per se stesso e i suoi sodali. Parliamo del diritto al lavoro che si declina come assegnazione di un appalto senza le prescrizioni e le norme vigenti per tutti. Se intendiamo un servizio pubblico, come l’accesso alla Sanità, facciamo riferimento al diritto alla salute che deve essere fruito senza intermediari che aiutino a trovare un posto letto in Ospedale o a poter effettuare una TAC.
Emanuela Loi, assegnata alla scorta di un uomo giusto che lavorava per lo Stato, ha subito la violenza delle mafie a 24 anni, dopo tanti sacrifici affrontati con una incrollabile volontà. Claudia ricorda sempre la sua determinazione e il suo alto senso del dovere.
Una società che vuole sconfiggere le mafie deve ripristinare la pratica dei diritti e sostenerla con forza, in maniera equa, per tutti i cittadini, anche per coloro che hanno sbagliato.
Una grande responsabilità in questo senso ce l’ha proprio la politica. Sempre più orientata al favore. Incapace di trovare soluzioni ai problemi di tutti, di costruire alternative all’economia dominata dai mercati finanziari, di trasformare i bisogni in diritti.
La Sardegna non solo piange Emanuela Loi, non solo la commemora, ma guarda all’esempio di una donna, la prima, che ha saputo assumersi una grande responsabilità condividendo un ideale. Una donna coraggiosa e umile, come sono le donne sarde. Per questo l’appuntamento di oggi ha un significato speciale e prelude a nuove iniziative. La presenza di tanti ragazzi e l’impegno dell’associazione “Libera Sardegna” con Giampiero Farru, e la Fidapa in primo piano ci inducono a riflettere, a ricordare quanto è accaduto 20 anni fa, ma soprattutto a costruire con l’impegno civile quotidiano una società meno arroccata in difesa di se stessa.
L’affermazione della cultura del diritto è l’unica autentica rivoluzione etica che permetterà di guardare non al proprio tornaconto del momento ma al benessere dell’intera Comunità sconfiggendo la pratica dell’impunità.
In questi giorni in cui le carceri sono luogo di massima sofferenza, la nostra Associazione è impegnata con atti concreti nello sforzo per ristabilire la legalità dentro un’istituzione trasformata prevalentemente in parcheggio per diseredati, tossicodipendenti, extracomunitari, anziani soli, ammalati psichici.
Condividiamo il principio della certezza della pena, ma non vogliamo uno Stato che crea nuovi reati per cancellare, con l’esclusione sociale attraverso la detenzione, i veri problemi. Vogliamo essere fieri di farne parte senza dimenticare nessuno.
Emanuela Loi e i suoi colleghi sono morti perché insieme a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e a Paolo Borsellino condividevano un sogno: affermare legalità e giustizia. E’ l’aspirazione delle persone giuste e la condividiamo.
Sestu, 19 luglio 2012
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