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DETENUTO IN SCIOPERO FAME E SETE A SASSARI: INDISPENSABILE DIALOGO.

19 giugno 2012 Nessun Commento

            “Un gesto di autolesionismo estremo quale il rifiuto di cibo e di acqua, in particolare da parte di un detenuto, non può lasciare indifferenti. Non servono irrigidimenti ma è indispensabile il dialogo. C’è il serio rischio che le Istituzioni perdano di vista il loro ruolo e il sistema collassi”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” avendo appreso che “Pasquale Concas, 44 anni, originario di Tortolì, recluso a San Sebastiano, ha perso quasi 10 chili poiché da 8 giorni si astiene da cibo e acqua per protesta essendogli stata rigettata, in quanto ritenuta inammissibile dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari, la richiesta di semilibertà a un anno di distanza dalla revoca della misura”.

             “L’interpretazione dei Magistrati di Sorveglianza rispetto ai tre anni necessari per ripresentare la domanda di semilibertà – sottolinea Caligaris – appare decisamente restrittiva considerando che il detenuto ha trascorso in carcere 18 anni, senza alcuna nota negativa di comportamento e che nel 2015 finirà di pagare il suo debito con la società. E’ anche evidente che la risocializzazione e/o la rieducazione di Concas non possono risultare del tutto negative altrimenti ciò significherebbe che le strutture penitenziarie, in cui ha trascorso oltre tre lustri, hanno fallito nello svolgimento del loro lavoro”.

            “E’ più facile invece ritenere che – evidenzia la presidente di SDR – nel periodo in cui il detenuto era in semilibertà si sia, per diverse ragioni, affievolita la relazione umana con i diversi operatori. La conseguenza negativa della sospensione del provvedimento ma la revoca non può essere considerata di per se una punizione senza alcuna possibilità di revisione se non dopo altri tre anni di detenzione. E’ palese che il cittadino privato della libertà ha commesso degli errori, ma è altresì evidente, se si accetta la logica esclusivamente punitiva della detenzione, che il carcere non è riuscito in 18 anni a recuperare il recluso. C’è quindi da chiedersi cosa accadrà quando Pasquale Concas tra poco più di 2 anni lascerà l’Istituto. Quale genere di reinserimento potrà fare e in che modo potrà ristabilire un corretto rapporto con la società se non gli verrà concesso di rimediare agli errori commessi in un periodo di semilibertà. E’ fondamentale quindi – conclude Caligaris – che il detenuto sospenda immediatamente lo sciopero della fame e della sete anche per evitare conseguenze imprevedibili. Rivolgiamo quindi un appello al Direttore dell’Istituto che saprà con la sua esperienza e sensibilità individuare l’approccio più utile per superare questo momento di grave difficoltà anche in attesa dell’esito del ricorso avverso al rigetto dell’istanza”.

Cagliari, 18 giugno 2012

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