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RESTA IN CARCERE BENCHE’ ASSOLTO IN ATTESA DEPOSITO SENTENZA

31 maggio 2012 Nessun Commento

Un giovane detenuto cagliaritano, assolto dall’accusa di rapina, resta in carcere in attesa del deposito della sentenza. N.P. 32 anni, difeso dall’avv. Patrizio Rovelli, ritiene di essere vittima di un’ingiustizia e ha lamentato, nel corso di un colloquio con i volontari dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, il fatto che l’arresto gli ha abbia fatto perdere i benefici di legge concessigli per una precedente condanna finita peraltro di scontare il 24 maggio scorso. “Una vicenda paradossale – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di SDR – provocata dal sovrapporsi di provvedimenti giudiziari che, seppure leciti, vanificano gli sforzi di rieducazione del detenuto. Si rende ora necessario un intervento d’urgenza con la concessione degli arresti domiciliari per consentire a N.P. di poter riprendere, con il supporto dei Servizi Sociali di cui godeva al momento del nuovo arresto, il lavoro di macellaio”. L’odissea del giovane detenuto, come lui stesso ha raccontato all’Associazione, è iniziata il 17 ottobre 2011 quando viene arrestato con la convivente per la rapina in un supermercato. Mentre la convivente è prosciolta nella prima fase dell’inchiesta giudiziaria, lui invece solo l’11 aprile scorso viene processato e assolto. Rimane tuttavia in carcere in attesa dei 90 giorni previsti per il deposito delle motivazioni della sentenza. Nel frattempo però gli è stato revocato il provvedimento con cui aveva ottenuto l’affidamento ai servizi sociali e non ha riottenuto neppure la libertà avendo terminato di scontare la precedente condanna per una rapina compiuta il 18 agosto 2008. “Proprio nei giorni del nuovo arresto grazie all’assistente sociale ero riuscito – ha raccontato – ad ottenere un colloquio di lavoro per un impiego in una importante catena di supermercati. Un’opportunità sfumata per un’accusa infondata e senza alcuna prova concreta di colpevolezza. La vicenda mi ha profondamente demoralizzato perché la revoca purtroppo ha riguardato l’intero periodo di affidamento e non solo la parte residuale. Sono tuttavia fiducioso che l’errore commesso possa essere rimediato e con la nuova sentenza venga cancellata questa pessima pagina di ingiustizia nei miei confronti”. “L’auspicio è che la rapida concessione degli arresti domiciliari consenta a N.P. di riacquistare fiducia nella giustizia ma resta l’amarezza nel constatare – conclude Caligaris – come talvolta la presunzione d’innocenza non venga tenuta nella giusta considerazione e si proceda con troppa sollecitudine nella revoca di provvedimenti concessi dopo un lungo e approfondito iter burocratico. Paradossale infine che per ripristinare un diritto ingiustamente annullato per un’accusa risultata del tutto infondata non sia sufficiente la sentenza di innocenza ma si debba procedere con un nuovo provvedimento di concessione dei domiciliari. Le vie della burocrazia giudiziaria sono davvero complicate”.

Cagliari, 29 maggio 2012

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