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CARCERI: DOPO 8 ANNI A ERGASTOLANO TRUDU SOLO 2 MESI PER COLLOQUI A BAD’E CARROS.

28 maggio 2012 Nessun Commento

                “Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria continua a non rispettare la territorialità della pena e a tradire il principio del rispetto dei rapporti affettivi dei detenuti con i loro familiari. L’esempio più immediato è quello di Mario Trudu che, dopo 8 anni, ha ottenuto un avvicinamento temporaneo per colloqui nel carcere nuorese di Bad’e Carros per poter incontrare la sorella gravemente malata”. Lo sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” ricordando che con un’ordinanza il Tribunale di Sorveglianza di Perugia aveva invitato il responsabile della Direzione Generale Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ad “adottare ogni provvedimento amministrativo necessario a tutelare l’esigenza di regolare svolgimento di colloqui con i propri familiari rappresentata da Mario Trudu”.

“L’ergastolano di Arzana, in carcere dal 1979, nel maggio 2011 – ricorda la Presidente di SDR – aveva presentato una domanda per ottenere un breve permesso per fare visita alla sorella, residente in Sardegna, che non vedeva dal 2004 in quanto la donna, per motivi di salute, non era in condizione di affrontare un così lungo viaggio. Il Magistrato di Sorveglianza di Spoleto però aveva rigettato la domanda in quanto la possibilità di fruire dei cosiddetti permessi di necessità è riservata a “eventi familiari di particolare gravità”. In seguito al reclamo del detenuto, il Tribunale riunito in Camera di Consiglio, pur non accogliendo la richiesta, aveva sottolineato che “l a territorialità della pena sancita dalla legge sull’ordinamento penitenziario è un principio inderogabile. Vige per tutelare il diritto del cittadino privato della libertà di mantenere i rapporti affettivi con i familiari. Se esistono ragioni per le quali non è  possibile rispettarla pienamente deve tuttavia essere consentito al detenuto di fruire di trasferimenti temporanei per rinsaldare i legami con i parenti”.

“Quasi 7 mesi dopo l’ordinanza – sottolinea Caligaris – Trudu è arrivato in Sardegna ma la sua permanenza è stata così fulminea da lasciare tutti senza parole e convincerli che il Dipartimento opera in maniera disumana potendo consentire all’uomo, privato della libertà da 23 anni effettivi, di poter stare vicino ai familiari almeno per altri due mesi. Una prospettiva che avrebbe permesso ai parenti di non dover subire viaggi lunghi, faticosi e dispendiosi che impediscono di abbracciare i propri cari reclusi. L’uomo non ha potuto neanche fruire dei sei colloqui mensili previsti. Non solo alla scadenza dei due mesi è stato riportato subito a Spoleto”. 

“Non ero convinto di farcela a rimanere definitivamente qui – ha scritto Mario Trudu all’associazione manifestando grande amarezza – ma non pensavo nemmeno che la mia permanenza a Nuoro sarebbe stata così breve. Certo dopo 8 anni sono riuscito ad ottenere l’avvicinamento colloqui ma non avermi concesso le sei ore che mi spettano mensilmente è stato davvero pesante. E’ impossibile commentare tanta disumanità”.

 Cagliari, 25 maggio 2012

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