Capodanno amaro nella Casa Circondariale di Buoncammino per un giovane detenuto che si è visto revocare 48 ore prima della mezzanotte del 31 dicembre l’ordine di scarcerazione notificatogli nei giorni precedenti dalla sezione distaccata di Sassari della Corte d’Appello. A.L., 30 anni, ozierese,in stato di detenzione da oltre 4 anni, aveva informato i familiari, residenti ad Alà dei Sardi, di venirlo a prendere in occasione della scarcerazione. Purtroppo però ha dovuto, con profonda amarezza, informarli urgentemente del contrordine e non ha potuto quindi né ricevere un pacco a Natale né effettuare nella stessa data il previsto colloquio.

Lo riferisce Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme esprimendo “sconcerto per l’errore che avrebbe potuto avere gravi conseguenze sulle condizioni psico-fisiche del cittadino privato della libertà”. Il giovane, condannato a 15 anni di reclusione in appello, era convinto di tornare libero il 31 dicembre in attesa del pronunciamento della Corte di Cassazione in quanto – precisa la presidente di SDR – un’ordinanza emessa il 27 luglio 2011 dai giudici sassaresi fissava i termini della misura cautelare proprio nell’ultimo giorno dell’anno. Il provvedimento era stato peraltro confermato con l’ordine di scarcerazione notificatogli a Buoncammino il 20 dicembre. Otto giorni dopo A.L. non solo ha dovuto rinunciare a lasciare il carcere ma ha appreso che, salvo positivi riscontri con l’ultimo giudizio, vi resterà fino all’1 aprile 2014. Della vicenda è stato tempestivamente informato il difensore.

“E’ facile immaginare – sottolinea Caligaris – lo sgomento e la disperazione che hanno colto il giovane detenuto e l’imbarazzo degli Agenti della Matricola dell’Istituto incaricati di notificargli il provvedimento. La situazione è stata ancora una volta affrontata dagli operatori con particolare umanità ma il giovane ha faticato a realizzare la nuova condizione. E’ auspicabile che simili errori non si ripetano soprattutto in considerazione della fragilità emotiva dei cittadini privati della libertà specie quando si tratta – conclude – di giovani incensurati”.