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SUICIDIO CARCERE BUONCAMMINO: ENNESIMA SCONFITTA ISTITUZIONI

6 dicembre 2011 Nessun Commento

            “Ogni vicenda umana deve far riflettere, anche quelle che apparentemente appaiono scontate. Togliersi la vita è una decisione dolorosa e imprevedibile. Nasce talvolta forse dal bisogno di riappacificarsi con se stessi. Dentro un carcere però è l’ennesimo tragico attestato di una sconfitta delle Istituzioni”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che in mattinata con i volontari ha incontrato alcune donne private della libertà ristrette nella Casa Circondariale cagliaritana.

            “Abbiamo raccolto le dolorose drammatiche testimonianze di alcune compagne di detenzione di Monia Bellafiore. Abbiamo registrato lo sgomento delle Agenti, degli educatori e dei diversi operatori. E’ la prima volta che una donna si toglie la vita dietro le sbarre a Buoncammino. Quando il numero dei detenuti cresce in maniera esponenziale – aggiunge Caligaris – diventa impossibile valutare e controllare l’inevitabile disagio che peraltro aumenta a dismisura quando si avvicinano le Festività. Aldilà del caso specifico, a Buoncammino dentro le celle si moltiplicano le difficoltà con altissimi rischi di episodi di autolesionismo. Il più delle volte il quotidiano pesante lavoro degli Agenti riesce ad evitare il peggio. Non sempre ciò è però possibile”.

“Quella femminile al pari delle altre sezioni – ricorda la presidente di SDR – è sovraffollata. Il numero delle donne in divisa è insufficiente. Complessivamente a fronte di una media di 530 detenuti si registra un numero di Agenti inadeguato. Mancano infatti 70/80 unità per garantire la sicurezza e prevenire episodi drammatici. Né si può ignorare che lo stato di salute di molti detenuti è grave e che l’inattività moltiplica il senso di inutilità dell’esistenza”.

            “Lo stato psicologico delle persone tossicodipendenti e/o con disturbi psichici o della personalità – afferma ancora l’esponente socialista – richiede condizioni particolari di attenzione e assistenza specializzata che una struttura detentiva in queste condizioni non può offrire. Pagare il debito con la giustizia è un dovere ma affinché sia efficace occorre farlo in modo adeguato. Spesso i detenuti dissimulano i momenti di grave difficoltà con un’apparente serenità che solo la professionalità e la sensibilità degli Agenti, le persone più prossime a loro, il più delle volte riescono a percepire intervenendo preventivamente. I miracoli però non possono essere la norma”.

            “E’ tempo che il Governo, il Ministero della Giustizia e il DAP assumano una risoluzione positiva al problema sicurezza. Il sistema penitenziario va rivisto. Deve essere l’ultima ratio.  Occorrono investimenti per creare una rete interistituzionale interna ed esterna. E’ indispensabile un coordinamento delle azioni rieducative e di prevenzione. In questo modo si creerebbero posti di lavoro e l’infrastruttura dei servizi ridurrebbe drasticamente la recidiva a vantaggio della vera sicurezza. In attesa di questi interventi è comunque improcrastinabile, vista anche la manovra del Governo di pesanti sacrifici, un provvedimento di amnistia che consentirebbe – conclude Caligaris – di alleggerire il sovraffollamento, le tensioni e gli episodi di autolesionismo”.  

Cagliari, 5 dicembre 2011

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