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CARCERI: DAP DISPONE PER 2 VOLTE SENZA ATTUARLA ASSEGNAZIONE DETENUTO IN SARDEGNA

28 ottobre 2011 Nessun Commento

            “Ha ottenuto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per ben due volte, dal 2002 al 2011, il trasferimento dal carcere milanese di Opera ad un Istituto sardo, ma il dispositivo non è divenuto esecutivo. Non solo, la mancata regionalizzazione della pena non gli consente di conoscere il figlio che ha ormai 10 anni e che non ha mai visto. Una condizione che danneggia pesantemente la situazione di una famiglia senza alcuna colpa”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento all’incredibile vicenda di M. C., 33 anni, di Gonnosfanadiga (MC) attualmente nella Casa Circondariale di Buoncammino per un periodo di tre mesi concesso per poter effettuare i colloqui con i familiari.

            “Non riesco a comprendere – ha detto ai volontari dell’associazione – come sia possibile che mi venga riconosciuta dal DAP con due appositi provvedimenti l’assegnazione a un Istituto sardo senza che questa opportunità si concretizzi. Tra l’altro mi trovo in stato di detenzione da 10 anni e non ho mai potuto incontrare mio figlio nato quando ero in carcere perché insieme a mia moglie abbiamo ritenuto inopportuno fargli conoscere il padre attraverso i colloqui dentro una struttura penitenziaria, trattandosi di sporadici incontri proprio a causa della distanza. E’ assurdo che in attesa di una soluzione positiva per il mio trasferimento un gesto di responsabilità genitoriale si stia rivelando una punizione per tutta la famiglia. Gli anni stanno passando e mi sto convincendo dell’impossibilità di conoscere l’infanzia di mio figlio”.

            “Esiste poi – ha sottolineato M. C. – un altro aspetto non secondario. In questo lungo lasso di tempo ho potuto usufruire di alcuni permessi di tre mesi per i colloqui e sono stato assegnato temporaneamente a Buoncammino, una condizione adeguata per le necessità familiari. Non riesco a capire perché non possa divenire definitivo in questo Istituto. Il dispositivo di assegnazione emesso dal DAP scadrà a fine novembre. Farmi ritornare a Opera per la mia famiglia sarebbe una disgrazia. Vi prego aiutatemi”.

            “Dinnanzi a situazioni di questo tipo – conclude Caligaris – non si può che fare appello al buon senso. L’umanizzazione della pena, non gravando sulla famiglia del cittadino privato della libertà, dovrebbe essere una buona prassi. Speriamo che ai responsabili del DAP sia sempre chiaro che la detenzione è l’unica pena inflitta dai Giudici, il resto sono torture aggiuntive non previste dalle norme e quindi non legalizzate”.      

Cagliari,  28 ottobre 2011

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