AGI SALUTE: SARDEGNA, A CAGLIARI 8 MESI DI ATTESA PER UNA MAMMOGRAFIA
14 giugno 2011
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(AGI) – Cagliari, 14 giu. – Otto mesi per una mammografia chiesta al centro unico di prenotazione di Cagliari da una donna che ha subito un intervento chirurgico per l’asportazione di un nodulo. Nonostante le insistenze documentate con la raccomandazione del medico che sollecita l’esame entro luglio, a un anno esatto dall’ultima, la donna si e’ sentita rispondere che “prima di gennaio 2012 non e’ impossibile” per cui si e’ vista costretta a rinunciare. Il caso e’ stato sollevato da Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” dopo aver ricevuto numerose segnalazioni sulle code di attesa per esami specialistici.
“Davanti a episodi come questi, peraltro divenuti prassi in ogni struttura ospedaliera cittadina dove la media d’attesa per una mammografia e’ addirittura di 9 mesi (270 giorni), la prevenzione – ha detto – viene cancellata. I cittadini, in questo caso particolare le donne, si sentono traditi dalle strutture e dalle istituzioni”.
“Non v’e’ dubbio – afferma ancora Caligaris – che non si puo’ considerare l’efficienza del sistema solo quando e’ collegato a percorsi di screening. Le campagne di sensibilizzazione cadono nel vuoto se non c’e’ risposta negli ospedali e quando anche ottenere una risposta telefonica dal CUP e’ come vincere un terno al lotto. La cultura della prevenzione va coltivata costantemente non per celebrare qualche ricorrenza e metterla da parte subito dopo. Non si puo’ del resto trascurare – ha concluso – che e’ l’unico modo certo per ridurre le spese e garantire un’assistenza tempestiva”.
“Davanti a episodi come questi, peraltro divenuti prassi in ogni struttura ospedaliera cittadina dove la media d’attesa per una mammografia e’ addirittura di 9 mesi (270 giorni), la prevenzione – ha detto – viene cancellata. I cittadini, in questo caso particolare le donne, si sentono traditi dalle strutture e dalle istituzioni”.
“Non v’e’ dubbio – afferma ancora Caligaris – che non si puo’ considerare l’efficienza del sistema solo quando e’ collegato a percorsi di screening. Le campagne di sensibilizzazione cadono nel vuoto se non c’e’ risposta negli ospedali e quando anche ottenere una risposta telefonica dal CUP e’ come vincere un terno al lotto. La cultura della prevenzione va coltivata costantemente non per celebrare qualche ricorrenza e metterla da parte subito dopo. Non si puo’ del resto trascurare – ha concluso – che e’ l’unico modo certo per ridurre le spese e garantire un’assistenza tempestiva”.
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