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DDL SVUOTA CARCERI: SCONFORTO DETENUTI PER IMPOSSIBILITA’ ATTUAZIONE

21 gennaio 2011 Nessun Commento

“Tutte le preoccupazioni e le perplessità della vigilia si sono rivelate fondate. Il DDL “svuota carceri” per la complessità dei meccanismi d’attuazione sta creando tra i detenuti forti disillusioni con conseguenti crisi di sconforto. Insomma non è solo inutile e difficilmente applicabile ma in diversi casi risulta anche dannoso per gli equilibri degli Istituti penitenziari”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, rivelando alcuni particolari situazioni verificatesi nella Casa Circondariale di Cagliari.

                “In queste settimane i volontari dell’associazione – sottolinea – sono costretti a colmare gravi carenze informative e supplire con i colloqui al disappunto e all’amarezza dei detenuti e dei loro familiari. Ciò che emerge è un quadro molto complesso con momenti di tensione che con difficoltà gli educatori e gli Agenti di Polizia Penitenziaria riescono a contenere. Da un lato i detenuti che devono finire di scontare la pena di un anno non comprendono perché non vengano mandati agli arresti domiciliari pur avendo a disposizione una casa. Molti considerano una cattiveria da parte dell’amministrazione negare la misura alternativa potendo essere accolti in una comunità religiosa. Altri ancora vivono con ansia l’attesa delle verifiche delle condizioni della casa in cui potranno finire di scontare la pena. Molti extracomunitari e detenuti indigenti sono costretti a restare in carcere perché soli e senza dimora”. 

                “La situazione non è molto diversa – afferma la presidente di SDR – per i familiari dei detenuti. In molti casi sono in oggettive difficoltà per la presenza di persone anziane e ammalate che non consente di accogliere il detenuto con limitazione della libertà personale. In altri casi i detenuti che potrebbero ottenere i domiciliari hanno gravi problemi di tossicodipendenza o psichiatrici e i familiari sono preoccupati di non poterli accogliere serenamente”.

                “Il provvedimento insomma incontra serie difficoltà ad essere applicato per i limiti di un sistema sociale – ricorda Caligaris – che non intende rimuovere le difficoltà ma semplicemente ignorarle. Se come tutti affermano il carcere è diventato prevalentemente l’”ospizio” dei diseredati e dei disperati, qualunque iniziativa per alleggerire le strutture deve prevedere un piano di sostegno socio-ambientale. Persone che sono rimaste per tanto tempo lontane da casa o che hanno creato problemi in famiglia non possono essere assegnate  sic et simpliciter ai domiciliari. E’ necessario invece creare piccole strutture con piani di rieducazione e reinserimento sociale, con personale preparato, capaci di favorire un positivo impatto con i familiari e la società. Il supporto esterno al carcere è molto più importante della detenzione. Ecco perché con questo provvedimento aumenta anche il rischio di azioni autolesioniste e di atti di ribellismo pericolosi. Insomma così si riducono di poco (e per poco) i detenuti dentro gli Istituti di Pena ma si aumentano di molto i problemi degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori, assistenti sociali, magistrati di sorveglianza e pubblici ministeri. Insomma tanto rumore – conclude Caligaris – per poco o nulla”.

 Cagliari, 21 gennaio 2011

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