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IL PRESIDENZIALISMO CARISMATICO DI RENATO SORU

29 novembre 2010 Nessun Commento

“Il presidenzialismo carismatico di Renato Soru”.     

 Il significato del libro “Il breve volo” (Delfino Editore), pubblicato da Antonello Licheri, già presidente del gruppo di Rifondazione Comunista  nella  XIII  legislatura del Consiglio regionale, è subito chiarito dal sottotitolo “Il presidenzialismo carismatico di Renato Soru”. Qui è da ricercare la cifra di uno stimolante  lavoro che va ad aggiungersi  alle elaborazioni sulla stagione politica che tanti entusiasmi ed altrettante lacerazioni ha generato nel primo decennio di questo secolo.

Opera acuta e nello stesso tempo di agile lettura che cerca di dare una risposta alla sollecitazione che Filippo Peretti pone a conclusione della presentazione :“sino a quando non si capiranno le ragioni vere della debacle, il centrosinistra non potrà trovare la strada della ripresa”.

Licheri fa un breve excursus storico sulle condizioni della Sardegna negli anni del dopoguerra  e poi negli anni sessanta e settanta. Anni di grande povertà prima e poi di speranze deluse. “Bisognerà aspettare le elezioni del 2004 perché – come scrive l’autore – i sardi possano finalmente sperare in una nuova stagione politica, capace di ridare dignità ad un popolo e ad un’isola che storicamente è stata rappresentata come terra di conquista”.

Soru nel 2004 sembra incarnare la possibilità di realizzare queste speranze. La sua condizione d’imprenditore di successo in un settore tecnologico d’avanguardia,  proiettato in una dimensione europea,  ne fa il candidato ideale per porre fine ad una gestione dell’istituto autonomistico regionale sempre più immiserita. Di qui lo straordinario successo elettorale.

Sin dall’inizio non mancano i risultati, spesso frutto di azioni già in precedenza impostate a livello nazionale. E’ il caso, ad esempio, delle annose battaglie contro le servitù militari. Quando nel 2004 gli americani dichiarano di voler abbandonare La Madddalena, l’evento viene rappresentato come una grande vittoria del nuovo governatore della Sardegna. “ Non si dice -evidenzia l’autore- che si tratta  di un risultato  voluta dalla maggioranza di governo che per lunghi anni si è battuta per smilitarizzare il territorio sardo”. Né si tiene conto dei profondi mutamenti intervenuti nello scenario strategico che fanno venir meno l’interesse statunitense alla base sarda.

Altrettanto avviene per l’azione condotta al fine di salvaguardare le coste dell’ Isola “….tutto questo viene sintetizzato dai media come un’ altra conquista del presidente Soru, mentre è in realtà il frutto del lavoro continuo e programmatico  del  Consiglio e della Giunta…..”              

Per l’autore non vi è dubbio che alcuni obiettivi sono stati raggiunti  ma il sogno del vero cambiamento si infrange “quando il presidente della Regione  decide di partecipare alle primarie per la segreteria regionale del PD…”.  Per Licheri è ’ in quel momento che il presidente rompe il patto che lo poneva super partes palesando una chiara volontà di governo monocratico  della Regione e nello stesso tempo di controllare  il suo partito e tutti i partiti della coalizione. Di qui  la contrapposizione tra “soriani” ed “antisoriani”.

Così nasce l’ anomalia di un presidente che ha cercato di delegittimare il Consiglio. In tale paradossale situazione si palesa, per l’autore, una chiara analogia con l’azione condotta da Berlusconi nei confronti del Parlamento “ritenuto ingombrante rispetto alle logiche  presidenzialistiche ed autoritarie”

Uno degli obiettivi della legislatura, quello di riscrivere lo Statuto, viene abbandonato e si ripiega  sull’ emanazione di una “legge statutaria” che dà un carattere accentuatamente presidenzialista all’organizzazione dell’ istituto autonomistico regionale, creando una forte lacerazione all’interno della stessa maggioranza consiliare.  Anche i rapporti individuali che il presidente  intrattiene con singoli esponenti dei gruppi politici finiscono per creare spaccature, aggravate da abbandoni o allontanamenti all’interno della Giunta regionale. Significative le dimissioni di Francesco Pigliaru motivate dall’accentramento in capo alla presidenza  di funzioni proprie dell’assessorato.

La logica che sovrintende all’adozione dei provvedimenti obbedisce ad esigenze di immagine del presidente piuttosto che  a priorità istituzionali e del contesto proprio della realtà isolana. Così – ricorda l’autore-           “il termine regolare di approvazione della finanziaria non è mai stato rispettato, e si è ricorso puntualmente all’esercizio provvisorio”.

Questa gestione personalistica  ha caratterizzato la gestione di settori centrali dell’attività regionale come la sanità, le energie pulite e la questione dei rifiuti. Problemi ai quali Licheri dedica illuminanti capitoli. In tale modalità di governo è da individuare la decisione unilaterale d’interrompere la legislatura e la successiva campagna elettorale condotta in solitudine , “ a testa bassa, convinto che i sardi premieranno la sua caparbietà……” Quale sia il risultato elettorale  di questa caparbietà è noto a tutti,  così come appare chiaro che il prezzo è oggi pagato dal  popolo sardo.    

L’autore attribuisce il comportamento politico di Soru ad una mentalità di tipo cesaristico e vi dedica alcune pagine illuminanti nel capitolo intitolato “Divus Caesar, Imperator et summus Pontifix”. Il titolo la dice lunga sui metodi di governo. Aspetti sui quali poi ritorna nella parte conclusiva: “…i nuovi cesari consolidano la loro attività su un iniziale e forte consenso dei cittadini………..ma poi governano circondandosi di una classe dirigente spesso subalterna e ossequiente………….. così il cesarismo mortifica la democrazia”.

Sono riflessioni che necessariamente ci inducono a meditare su quanto sia fragile la coscienza democratica di certa intellettualità sarda che in non piccola parte ha avallato un simile comportamento antidemocratico. Soprattutto non può non sconcertare la posizione assunta da forze politiche che dicono di richiamarsi ai valori del movimento operaio.  

Come già ricordato, c’è qualche passo in cui l’autore sottolinea certo parallelismo col berlusconismo. Credo occorra però percorrere ancora un passo ed affermare con forza che, tolti gli aspetti scandalistici e valutata solo la natura politica, il sorismo  è stata una pagina del berlusconismo in salsa sarda. E’ il passo necessario  perché certe avventure di stampo post-democratico  non si riaffaccino nel tentativo di schiacciare la nostra democrazia autonomistica.    Solo così chi si richiama alla democrazia potrà dare una risposta alla  sollecitazione che Peretti pone nella sua introduzione,                                                           e così la sinistra potrà trovare la strada della ripresa.   

                                               Francesco Cocco

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