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CONCESSI ARRESTI DOMICILIARI A PASTORE 73 ANNI, SDR “GIUSTIZIA GIUSTA”

21 novembre 2010 Nessun Commento

Ha ottenuto gli arresti domiciliari Giovanni Chessa l’allevatore settantatreenne di Sestu, finito in carcere il 5 settembre scorso per scontare 4 mesi di reclusione . Determinante l’atto di umanità del Magistrato di Sorveglianza dott. Paolo Cossu. In considerazione delle condizioni di salute e socio-economiche dell’anziano pastore, ha disposto infatti che finisca di scontare la pena in un ambiente familiare.

“Ancora una volta – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di “Socialismo Diritti Riforme” che aveva reso nota l’incredibile vicenda dell’allevatore  – una valutazione realistica restituisce dignità a una persona e significato alla espiazione della pena. Un atto di giustizia giusta ancora più significativo perché il detenuto in questione avrebbe finito di scontare la pena tra due mesi”.

Giovanni Chessa, recluso nella casa circondariale di Buoncammino, non riusciva a capacitarsi di quanto gli era accaduto. Era stato arrestato la prima volta per il possesso di un fucile di fabbricazione austriaca risalente alla prima Guerra Mondiale. In quella circostanza non era stato neppure tenuto in considerazione che non possedeva munizioni ed era stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione. Dopo aver scontato parte della pena e aver ottenuto gli arresti domiciliari,  era stato nuovamente arrestato per essersi allontanato dal domicilio per acquistare del pane. Nuovamente processato e condannato a quattro mesi. La seconda “evasione” è avvenuta mentre si trovava all’orario prescritto dal giudice alla custodia del gregge. Ad un tratto si era accorto che mancavano alcune pecore. Non sapeva come comportarsi: se le lasciava andare avrebbero provocato danni agli orti vicini. Ha quindi raggiunto il collega di vicinato raccomandandogli di custodirle. Al rientro all’ovile ha trovato due persone in borghese e subito dopo sono arrivati i Carabinieri in divisa che lo hanno arrestato. L’indomani era stato processato ed essendo sordo all’80%, pur non capendo il significato della parola “patteggiamento” aveva patteggiato altri 4 mesi.

Mentre lasciava la Casa Circondariale, Giovanni Chessa ha voluto ringraziare tutti quelli che gli sono stati vicini e in particolare il Magistrato. “Meno male che ho trovato una persona che mi ha capito – ha detto – perché se fossi rimasto ancora a Buoncammino alla fine della pena non avrei trovato più nessuna pecora e sarei dovuto andare a chiedere l’elemosina”.

 Cagliari, 19 novembre 2010

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