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CARCERI: ALLEVATORE 73ENNE IN SCIOPERO FAME DOPO ARRESTO PER PENA 4 MESI

21 ottobre 2010 Nessun Commento

“Un allevatore settantatreenne di Sestu, in carcere dal 5 settembre scorso per scontare 4 mesi di reclusione, ha iniziato lo sciopero della fame ritenendo ingiustificato un arresto per un allontanamento dai domiciliari dovuto alla cura delle pecore e dei cani. L’uomo, quasi completamente sordo e con gravi problemi all’apparato dentario, protesta anche per l’inadeguatezza della struttura detentiva per gli anziani affetti da patologie”. Lo dichiara Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” con riferimento al caso di Giovanni Chessa, recluso nella casa circondariale di Buoncammino, con il quale ha avuto un lungo colloquio dopo aver ricevuto alcune lettere. “L’anziano pastore, disperato per le conseguenze che la sua prolungata assenza avrà sugli animali. che alleva da quando era ragazzo, non riesce – sottolinea la presidente di SDR – a capacitarsi di quanto gli è accaduto. Abita a Sestu con la convivente e con un “servo pastore” a sua volta agli arresti domiciliari. Il bestiame è praticamente abbandonato e difficilmente sopravvivrà se il padrone dovesse rimanere in carcere per altri tre mesi e 12 giorni come prevede la sentenza emessa il 22 gennaio di quest’anno. Nonostante il pressante invito a recedere dallo sciopero della fame per motivi di salute, Giovanni Chessa non intende interrompere la drastica forma di protesta ed ha invitato l’associazione a rendere nota la sua drammatica sconcertante storia”. “Sono stato arrestato la prima volta – ha raccontato – per il possesso di un fucile di fabbricazione austriaca risalente alla prima Guerra Mondiale. In quella circostanza non è stato neppure tenuto in considerazione che non possedevo munizioni e che la pericolosità dell’arma da fuoco non denunciata corrispondeva a quella di un bastone. Dopo aver scontato parte della pena e aver ottenuto gli arresti domiciliari sono stato nuovamente arrestato per essermi allontanato dal domicilio. Mi trovavo all’IPERPAN, dietro il caseificio Podda per fare alcune commissioni che mi erano state richieste. Incontrai un carabiniere che stava facendo la spesa con la moglie ed il figlioletto sulle spalle. Mi vide e telefonò al Comandante. Ho fatto in tempo ad acquistare cinque pacchi di “pistoccu” quando venni invitato in caserma per far vedere il pane e lo scontrino rassicurandomi che non sarebbe accaduto nulla. Invece venni arrestato, processato e condannato a quattro mesi. La seconda evasione – ha precisato Giovanni Chessa esprimendo profonda amarezza per l’accaduto – è avvenuta mentre mi trovavo all’orario prescritto dal giudice alla custodia del gregge. Ad un tratto mi sono accorto che mancavano alcune pecore. Non sapevo come comportarmi: se le lasciavo andare avrebbero provocato danni agli orti vicini. Ho quindi raggiunto il collega di vicinato raccomandandogli di custodirle. Al rientro all’ovile ho trovato due persone in borghese e subito dopo sono arrivati i Carabinieri in divisa che mi hanno arrestato. L’indomani sono stato processato ed essendo sordo all’80%, pur non capendo il significato, della parola “patteggiamento” ho patteggiato. Ora – ha concluso – quando uscirò dal carcere sarò costretto a chiedere l’elemosina. A differenza di molti altri, anche esponenti autorevoli della società, ho la coscienza a posto. Le mie mani non grondano di sangue umano, non vendo malattie e morte per colpa della droga. Ho sempre lavorato onestamente. A 73 anni mi tengono in una struttura giudiziaria. E’ una vergogna”. “Quella di Giuseppe Chessa – conclude Maria Grazia Caligaris – è una vicenda sconcertante che dimostra le enormi difficoltà e contraddizioni dei sistemi giudiziario e penitenziario del nostro Paese. Una storia che sono convinta non è nota al Magistrato di Sorveglianza che, in assenza del garante dei detenuti non ancora istituito in Sardegna, opera in favore delle persone private della libertà nel pieno rispetto della legge sull’Ordinamento Penitenziario. Soltanto un gesto di umanità e di comprensione da parte del magistrato di sorveglianza potrebbe far ottenere all’anziano pastore un differimento di pena o un’altra pena alternativa. Certo è che Buoncammino, non è assolutamente adeguato per una persona anziana ed ammalata, a prescindere dall’assurdo blocco della spesa per la sanità penitenziaria e dal forte sovraffollamento”. Cagliari, 20 ottobre 2010 Con preghiera di pubblicazione e di diffusione nei notiziari radio-televisivi

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