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VIOLENZA SU DONNE: COMPLICE EDUCAZIONE MASCHILISTA E SETTARIA

25 agosto 2010 Nessun Commento

I casi di violenza domestica con donne pestate a sangue per futili motivi sono costanti, vengono alla luce solo quando o le maltrattate vengono uccise o quando le percosse richiedono l’intervento dei Medici. Picchiare mogli, compagne o fidanzate è uno sport che si pratica con assiduità in ogni stagione dell’anno. Il motivo è semplice: persiste e viene perpetuata un’educazione maschilista e settaria. Il contrario di una cultura della differenza”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” con riferimento ai gravissimi  episodi di violenza domestica che hanno caratterizzato le giornate di vacanza di fine agosto di alcuni turisti in Sardegna.

            “Il clima socio-culturale in cui viviamo – sottolinea la presidente di SdR – sostiene, anche in modo indiretto, una visione del mondo in cui le donne devono chinare il capo. Del resto non molto tempo fa, nel giudizio di un cittadino accusato di maltrattamenti in famiglia, la sesta sezione penale  della Corte di Cassazione aveva assolto  il marito violento in quanto la moglie non appariva intimorita. Una sentenza gravissima che ha rivelato risvolti sociali, umani, educativi chiaramente sessisti che avvalorano l’idea della liceità dell’uso della forza nei rapporti tra i sessi specialmente in casa”.

            “E’ evidente insomma  che alla costante e continua svalutazione delle donne nella vita pubblica, costrette in moltissimi casi ad affidarsi al “papi” di turno per avere un ruolo sociale o politico di rilievo,  corrisponde un sempre maggiore rischio di svuotamento di significato della personalità femminile nella vita privata. Disturba infatti l’immagine di una figura femminile consapevole delle sue capacità e non disposta ad accettare passivamente le decisioni di altri. Un essere donna che si sta affacciando faticosamente nella nostra società con l’impegno nello studio, nelle professioni, nel lavoro autonomo. Purtroppo però, pur con le dovute eccezioni, nella collettività non è ancora maturata l’emancipazione sociale della donna considerata primariamente un oggetto sessuale e una figura di secondo piano che deve – conclude Caligaris – obbedienza e soggezione all’uomo a cui si unisce. Su questo devono riflettere le istituzioni”.

Cagliari, 24 agosto 2010

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