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Anche a Cagliari buona adesione all’iniziativa ‘Ferragosto in carcere’

18 agosto 2010 Nessun Commento

              

Articolo di Anna Toro, pubblicato su Terzonline 18/08/2010           

Foto di Roberto Pili

Sovraffollamento, carenza di personale, riforma sanitaria inapplicata e assenza del garante dei diritti dei detenuti: i problemi delle carceri in Sardegna e in Italia continuano ad essere gli stessi, sia d’inverno che in piena estate, nei giorni feriali come in quelli di festa. Compreso questo 15 agosto in cui, per il secondo anno di seguito, gruppi di politici al di là degli schieramenti e associazioni hanno aderito all’iniziativa nazionale “Ferragosto in carcere”, raccogliendo l’invito dei Radicali a visitare gli istituti di pena per l’ennesimo monitoraggio della situazione. Anche Cagliari ha avuto le sue delegazioni, coordinate dall’associazione 5 Novembre, insieme ad altre associazioni di volontariato, e il responso non è cambiato: “Il carcere – hanno detto – è sempre una bomba pronta ad esplodere”.

Monitoraggi. “Un formicaio”: così il consigliere regionale Claudia Zuncheddu ha descritto la situazione di Buoncammino, con 521 detenuti a fronte di una capienza tollerata di 469. Il sovraffollamento, che tocca punte drammatiche anche nell’istituto di Sassari (154 posti in cui sono presenti 213 detenuti) non è comunque il problema principale. Lo è invece la mancanza di personale, che rende difficili anche situazioni potenzialmente “positive” come nel caso del carcere di Is Arenas, dove gli ambienti sono ampi e quasi tutti i detenuti lavorano. “Gli agenti sono stressati e ciò può portare a dinamiche pericolose sia per loro sia per i detenuti” spiega Zuncheddu. Anche nel Minorile di Quartucciu, visitato dall’onorevole Massimo Zedda, non esiste sovraffollamento, in compenso vi lavorano 29 agenti a fronte di una pianta organica che ne prevede 48. E poi ci sono le altre emergenze comuni a tutti gli istituti: la preminenza di detenuti tossicodipendenti e l’alto numero dei malati psichici, che avrebbero bisogno di un tipo di assistenza diversa, le strutture fatiscenti, la scarsa igiene, la carenza di attività ricreative.

Le proposte. “Durante le visite abbiamo ascoltato detenuti, psicologi, agenti, educatori, volontari e ragionato su alcune proposte concrete che potrebbero rendere le carceri più umane e trasparenti” ha spiegato Roberto Loddo dell’associazione 5 Novembre. Le proposte, stilate in collaborazione con le associazioni Socialismo Diritti e Riforme, Il Detenuto Ignoto, e il comitato Oltre il carcere, sono sei: una riforma del procedimento penale, a partire dalle leggi sull’immigrazione e quelle sulla droga, che riduca il numero dei reati; chiedono poi che venga arginata la piaga delle morti in carcere, l’applicazione della territorialità della pena, e quella della riforma sanitaria in tutte le carceri (176 è il numero dei detenuti con patologie psichiche nella sola casa circondariale di Buoncammino), l’istituzione del garante dei detenuti anche nell’isola e la creazione di case-famiglia per le madri anche extracomunitarie. “E poi chiediamo naturalmente delle politiche di inclusione sociale – continua Loddo – che ripristinino la funzione rieducativa della pena, come sancito dall’articolo 27 della Costituzione. Perché sappiamo tutti che non servono nuove carceri, come prevede invece il Piano straordinario più volte annunciato dal ministro Alfano. Il problema è la dimensione politica, culturale, legislativa”.

Risposte concrete. Qualche novità positiva arriva dalla Provincia di Cagliari. “Istituiremo il garante dei diritti dei detenuti fin dai primi di settembre” annuncia la vicepresidente e assessore alle Politiche sociali della Provincia Angela Quaquero, che aggiunge: “Nei mesi scorsi la Provincia, insieme al Dipartimento di polizia penitenziaria, ha vinto un bando Por che stanzia 250 mila euro per l’attivazione dell’Icam per le madri detenute. Non è una casa-famiglia, è sempre una struttura detentiva che però non fa vivere ai bambini l’ambiente carcerario: non ci sono sbarre o chiavistelli, e l’atmosfera è più famigliare”. E se nei dati dei monitoraggi non figurano detenute con bambini, l’assessore Quaquero avverte: “Potrebbe essere un dato falso: molte non li dichiarano proprio perchè non vogliono portarli dentro il carcere”. Per la realizzazione di questa struttura mancano ancora dei fondi, ma la Provincia spera in un aiuto dalla Regione e annuncia: “Ci attiveremo in rete con le Asl anche per l’attuazione della Riforma sanitaria”. Un impegno che fa ben sperare le associazioni affinchè tutto il lavoro fatto non cada nel vuoto. Già qualche giorno fa il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece aveva auspicato che il “Ferragosto in carcere” dei politici non si trasformasse nell’“ennesima passerella mediatica”. Se lo augura anche Maria Grazia Caligaris di Socialismo Diritti e riforme. “ Il problema è politico – ha rimarcato – Gli oltre 200 deputati e politici che hanno visitato quest’anno le carceri italiane devono attivarsi e trasformare quanto hanno visto in iniziative parlamentari concrete”.

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